All’Udienza Generale prosegue la catechesi sugli anziani, e il Papa ci invita a meditare sull’eredità spirituale che essi ci lasciano, prendendo ad esempio la testimonianza finale di Mosè riportata nella Bibbia.
Egli aveva centoventi anni ed era quasi giunto nella Terra Promessa, con occhi da anziano ancora aperti e attenti. “Quella capacità di vedere, vedere realmente anche vedere simbolicamente, come hanno gli anziani, che sanno vedere le cose, il significato più radicato delle cose. La vitalità del suo sguardo è un dono prezioso: gli consente di trasmettere l’eredità della sua lunga esperienza di vita e di fede, con la lucidità necessaria.”
Raccontandoci la loro storia gli anziani ci trasmettono un grande insegnamento che non potremo mai apprendere sui libri o in tv; “il racconto diretto, da persona a persona, ha toni e modi di comunicazione che nessun altro mezzo può sostituire. Un vecchio che ha vissuto a lungo, e ottiene il dono di una lucida e appassionata testimonianza della sua storia, è una benedizione insostituibile.”
Ascoltiamo dunque i nostri vecchi, esorta il Pontefice, che con i loro racconti sono in grado di comunicare anche la vera fede, come i racconti nel Vangelo, tramandati dagli anziani della Chiesa. Ascoltiamoli perché “la fede si trasmette sempre in dialetto, in quel dialetto familiare ed esperienziale appreso con gli anni. Per questo è tanto importante il dialogo in una famiglia, il dialogo dei bambini con i nonni che sono coloro che hanno la saggezza della fede.”
Oggi più che mai abbiamo bisogno della vera testimonianza, anche nella fede, sulla vera Chiesa delle origini. Osserva infine Francesco: “sarebbe bello che ci fosse, fin dall’inizio, negli itinerari di catechesi, anche l’abitudine di ascoltare, dall’esperienza vissuta degli anziani, la lucida confessione delle benedizioni ricevute da Dio, che dobbiamo custodire, e la leale testimonianza delle nostre mancate fedeltà, che dobbiamo riparare e correggere.”
Condivido la vergogna per l’aumento delle spese militari al 2% Grazie Francesco