Un Angelus incentrato sulla gioia quello odierno, una gioia dovuta anche a questo momento di attesa per la nascita di Gesù.
“ Un’attesa gioiosa” come “quando aspettiamo la visita di una persona che amiamo molto” che viene annunciata “ con l’esortazione di San Paolo –Rallegratevi sempre nel Signore-”(Fil 4,4-5)
Questa gioia che dovremmo avere tutti noi cristiani, spiega Bergoglio, perché “ più il Signore è vicino a noi, più siamo nella gioia; più Lui è lontano, più siamo nella tristezza. Questa è una regola per i cristiani” che deve rispondere a quel filosofo che diceva “Io non capisco come si può credere oggi, perché coloro che dicono di credere hanno una faccia da veglia funebre. Non danno testimonianza della gioia della risurrezione di Gesù Cristo.”
E quindi chiediamoci se anche noi abbiamo la faccia da funerale o esprimiamo la gioia “perché il Signore è vicino a me, perché il Signore mi ama, perché il Signore mi ha redento.”
E se siamo come Giovanni il Battista, che “ per primo e maggiormente ha vissuto l’attesa del Messia e la gioia di vederlo arrivare.”
Non solo. “ Giovanni era un leader del suo tempo. La sua fama si era diffusa in tutta la Giudea e oltre, fino alla Galilea. Ma lui non cedette nemmeno per un istante alla tentazione di attirare l’attenzione su di sé: sempre lui orientava a Colui che doveva venire.”
Questa, spiega, è “ la prima condizione della gioia cristiana: “ decentrarsi da sé e mettere al centro Gesù ” che è poi “lo stesso dinamismo dell’amore, che mi porta a uscire da me stesso non per perdermi, ma per ritrovarmi mentre mi dono, mentre cerco il bene dell’altro.”
Certo non tutti siamo in grado di imitare Giovanni in toto, ma soprattutto “ quanti nella Chiesa sono chiamati ad annunciare Cristo agli altri: possono farlo solo nel distacco da se stessi e dalla mondanità, non attirando le persone a sé ma orientandole a Gesù.”
Il Signore è il centro della nostra vita e la nostra gioia, perché ci è sempre accanto.