Durante il viaggio apostolico in Repubblica di Corea Papa Francesco ha incontrato i rappresentanti e componenti delle Comunità Religiose in Corea: in tale occasione il Pontefice ha focalizzato la sua riflessione sull’importanza della vita consacrata, sulle gioie di questa e anche sulle insidie, giungendo a spiegare il significato dei tre voti di castità, povertà e obbedienza in ottica cristiana.
“La ferma certezza di essere amati da Dio è al centro” della vocazione di chi sceglie di entrare in una comunità di vita religiosa: questa certezza permette di “essere per gli altri un segno tangibile della presenza del Regno di Dio, un anticipo delle gioie eterne del cielo“.
La gioia, del resto, è un elemento che caratterizza in ogni momento la vita di ogni persona anche se “tutti sappiamo che, …la gioia non si esprime allo stesso modo in tutti i momenti della vita“: così nei momenti “di grande difficoltà“, quando tutto sembra perduto, ci accorgiamo che la gioia «sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato». La gioia, inoltre, ha chiarito Bergoglio, è anche l’elemento che permette alla testimonianza di “attrarre uomini e donne a Cristo“.
Considerata l’importanza della gioia, il Vescovo di Roma si è chiesto: come si nutre la gioia? La “gioia è un dono che si nutre di una vita di preghiera, di meditazione della Parola di Dio, della celebrazione dei Sacramenti e della vita comunitaria – ha detto – Quando queste mancano, emergeranno le debolezze e le difficoltà che oscureranno la gioia conosciuta così intimamente all’inizio del nostro cammino“.
Questo perché la gioia “è radicata nel mistero della misericordia del Padre rivelata nel sacrificio di Cristo sulla croce“: “castità, povertà e obbedienza“, che sono i tre voti che compiono i membri delle comunità religiose, “diventeranno una testimonianza gioiosa dell’amore di Dio“.
“La castità esprime la vostra donazione esclusiva all’amore di Dio” ha detto il Pontefice, mentre “essere poveri significa trovare un tesoro” poiché è proprio “nei momenti in cui ci sentiamo più fragili, possiamo incontrare Cristo, che si fece povero affinché noi diventassimo ricchi“. L’obbedienza, infine, ricorda “Cristo, il quale, assumendo la forma di servo, imparò l’obbedienza mediante la sofferenza“: infatti pur sapendo quale sarebbe stato il suo destino, Gesù accettò la volontà del Padre, fino alla morte in croce.
“La vita consacrata è un dono prezioso per la Chiesa e per il mondo” ha quindi concluso Papa Francesco “Non trattenetelo solo per voi stessi; condividetelo, portando Cristo in ogni angolo di questo amato Paese“.
quante persone il santo padre sta portando alla chiesa di Dio!!! quante cuori sta toccando! prego per lui in modo speciale, è un grande uomo, un santo che vive!!!!!!!
Il Santo Padre, in occasione della sesta giornata asiatica della gioventù, ha così risposto a una giovane coreana, che chiedeva consigli relativi alla scelta di una vita consacrata: “Chi non odia il prossimo sicuramente ama Dio”. Poi ha aggiunto: “Se si ama Dio, si vuole essere al servizio degli altri, e questo si può fare in vari modi. Sarà Dio stesso, con la preghiera a Lui rivolta, a far capire all’essere umano qual è la strada futura che per lui è bene percorrere, che potrebbe essere la vita consacrata o altro”. Quindi bisogna pregare, chiedendo al Signore cosa Lui vuole da noi. E’ Lui sicuramente saprà consigliarci!
OH! Come mi ci vedo con quello che dice papa Francesco. Incontrare Gesù è una gioia inconfondibile, per cui augurerei a qualunque essere vivente. è una gioia che va conosciuta e fino a che non la si incontra , non è possibile immaginarla di che si tratti. Non ha che fare con la gioia di questo mondo, ed è come dice S.Padre , questa gioia diventa indelebile , la possiamo trovare in fondo alla sofferenza che la vita ci offre, diventa una presenza che ti accompagna. Fino a quando non ci sono capitato in mezzo, non avrei potuto capire di cosa si parlasse. Eppure pure prima andavo a messa oppure c’è stato qualche volta che ho seguito la catechesi e magari ne ero affascinata e credevo che la fede fosse questo, con questo non vorrei dire che non avesse valore, anzi penso che sia un passaggio che porti all’ incontro vero proprio, come una cosa che si tocca con le mani, tutto coincide. E non solo si può avere la consapevolezza che a volte non tutto male arriva per nuocere. Anzi nel disaggio non trovi più distruzione, ma un attesa e ci si domanda , dove mi voglia portare? Ecco perchè il vangelo ci invita di lodare DIO anche nella sofferenza senza perdere di vista la gioia che Gesù ci ha fatto conoscere. Il Signore non ci delude mai se operiamo a secondo il Suo volere, nonostante le difficoltà, Lui ci risponde. buonanotte