Nella solennità dell’Assunzione di Maria, il santo popolo fedele di Dio esprime con gioia la sua venerazione per la Vergine Madre nella comune liturgia e anche con mille differenti forme di pietà; e così si avvera la profezia di Maria stessa: «Tutte le generazioni mi chiameranno beata».
L’assunzione in cielo, in anima e corpo, è un privilegio divino accordato alla Santa Madre di Dio per la sua particolare unione con Gesù. Un’unione corporale e spirituale, iniziata dall’Annunciazione e maturata in tutta la vita di Maria attraverso la sua partecipazione singolare al mistero del Figlio.
La vita di Maria era come quella di una comune donna del suo tempo: pregava, gestiva la famiglia e la casa, frequentava la sinagoga… Ma ogni azione quotidiana era sempre compiuta in unione totale con Gesù. E sul Calvario questa unione ha raggiunto l’apice, nell’amore, nella compassione e nella sofferenza del cuore. Per questo Dio le ha donato una partecipazione piena anche alla risurrezione di Gesù. Il corpo della Santa Madre è stato preservato dalla corruzione, come quello del Figlio.
La Chiesa oggi ci invita a contemplare questo mistero: esso ci mostra che Dio vuole salvare l’uomo intero, cioè salvare anima e corpo. Gesù è risorto con il corpo che aveva assunto da Maria; ed è asceso al Padre con la sua umanità trasfigurata. Con il corpo, un corpo come il nostro, ma trasfigurato. L’assunzione di Maria, creatura umana, ci dà la conferma di quale sarà il nostro destino glorioso. Il nostro corpo, trasfigurato, sarà lì. Questo – la «risurrezione della carne» – è un elemento proprio della rivelazione cristiana, un cardine della nostra fede.
La realtà stupenda dell’Assunzione di Maria manifesta e conferma l’unità della persona umana e ci ricorda che siamo chiamati a servire e glorificare Dio con tutto il nostro essere, anima e corpo. Servire Dio soltanto con il corpo sarebbe un’azione da schiavi; servirlo soltanto con l’anima sarebbe in contrasto con la nostra natura umana. Un grande padre della Chiesa, verso gli anni 220, Sant’Ireneo, afferma che «la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella visione di Dio» (Contro le eresie, IV, 20, 7). Se avremo vissuto così, nel gioioso servizio a Dio, che si esprime anche in un generoso servizio ai fratelli, il nostro destino, nel giorno della risurrezione, sarà simile a quello della nostra Madre celeste. Ci sarà dato, allora, di realizzare pienamente l’esortazione dell’apostolo Paolo: «Glorificate Dio nel vostro corpo!» (1Cor 6,20), e lo glorificheremo per sempre in cielo.
Amen ??.