In un’inedita intervista concessa alla rivista del Ministero dell’Interno, Papa Francesco ha espresso alcune considerazioni sulla crisi migratoria che sta mettendo a dura prova l’Italia e l’Europa intera.
Al direttore Giuseppe Sangiorgi, il Pontefice ha offerto una lettura più ampia del problema: “In Europa e in altre parti del mondo si sta attraversando un momento critico nella gestione dell’immigrazione. I governanti hanno bisogno di lungimiranza e di una maggiore coesione affinché non si abbassi mai la guardia sul rispetto dei diritti fondamentali della persona e perché si ponga fine alla migrazione forzata che obbliga alla fuga i civili”.
Il Santo Padre ha quindi invitato politici e istituzioni a guardare alla questione migranti senza mai perdere di vista un elemento fondamentale: i diritti delle persone.
La riflessione del Papa si è così spostata sul “dramma” di chi è costretto ad abbandonare il proprio Paese, spesso mettendo a rischio la sua stessa vita. E su quei milioni di rifugiati, sfollati e vittime della tratta, il Papa non ha alcun dubbio nel dire che “queste persone hanno bisogno di una cura particolare”. “Penso – ha detto Francesco – a coloro che fuggono dai conflitti, dalle persecuzioni e dalle emergenze sia umanitarie che naturali. Penso alle vittime di questa situazione, ai migranti sfruttati, alle donne, agli adolescenti e ai bambini che si ritrovano in situazioni vulnerabili”.
“I Paesi europei – ha ricordato il Pontefice – hanno vissuto sulla loro pelle il fenomeno dell’immigrazione”. Pensando a quanto sia stato difficile nel dopoguerra per milioni di europei lasciare le loro famiglie e partire alla volta del Sudamerica o degli Stati Uniti, Francesco ha sottolineato come anche quella non fu certo un’esperienza facile, di come anche gli europei all’epoca soffrissero per il fatto di essere considerati degli estranei. “Ma tutti sanno – ha aggiunto – che gli europei hanno dato molto per la crescita dell’America. Non è stata un’integrazione facile, ma tutto è andato per il meglio”.
Quindi, le migrazioni, se gestite con umanità, “offrono occasioni di incontro e di crescita per tutti”. E non devono mai e poi mai essere fomentate “con la paura dello straniero”. Chi arriva in un Paese ospitante, in ogni caso, “deve rispettarne leggi, cultura e tradizioni”.
… non c’è sordo che voglia ascoltare non c’è immigrato che oggi voglia integrarsi
Sic transit gloria mundi