Un’Udienza incentrata sulla lode quella che si è tenuta nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, e che prende spunto dal Vangelo di Matteo al capitolo 11.
Un momento di crisi può attraversare chiunque, e anche il Battista, che è in carcere, ha un dubbio: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? ” rivolto a Gesù, ma cosa fa il Figlio di Dio?
“ Non eleva al Padre un lamento, ma un inno di giubilo: –Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli- ”
Egli loda il Padre per quello che è: “ Gesù gioisce nel suo spirito perché sa e sente che suo Padre è il Dio dell’universo,[…] Da questa esperienza di sentirsi –il figlio dell’Altissimo -scaturisce la lode. Gesù si sente figlio dell’Altissimo. ”
Questo è un insegnamento per noi “ a giudicare in maniera diversa le nostre sconfitte personali, le situazioni in cui non vediamo chiara la presenza e l’azione di Dio, quando sembra che il male prevalga e non ci sia modo di arrestarlo. Gesù […] proprio nel momento in cui avrebbe avuto motivo di chiedere spiegazioni al Padre, invece si mette a lodarlo.”
La lode serve a noi perché attraverso di essa siamo salvati così come dice il Catechismo, “una partecipazione alla beatitudine dei cuori puri, che amano Dio nella fede prima di vederlo nella Gloria ” , nei momenti più bui “ lodare è come respirare ossigeno puro: ti purifica l’anima, ti fa guardare lontano, non ti lascia imprigionato nel momento difficile.”
Anche un’altra persona ci dà un simile insegnamento, ricorda il Pontefice, ovvero San Francesco, che nel momento più difficile della sua vita compose il Cantico attraverso cui lodava il Signore per tutti i doni della sua creazione “anche per la morte, che con coraggio chiama -sorella-, -sorella morte-”.
Dio è vicino a noi e lodarlo può farci solo del bene.