All’Angelus di questa calda domenica di inizio luglio Papa Francesco ci rende noto il significato del Vangelo di Matteo 11, 25-30, in cui Gesù parla ai semplici del Padre e del Regno dei cieli.
“In primo luogo, Gesù loda il Padre, perché ha tenuto nascosti i segreti del Suo Regno, della Sua verità, ai sapienti e ai dotti” e lo dice, afferma il Papa, in modo ironico in quanto “ la vera saggezza entra anche nel cuore. E se tu sai tante cose ma hai il cuore chiuso, tu non sei saggio. I misteri di Suo Padre, Gesù li dice rivelati ai -piccoli-, a quanti si aprono con fiducia alla Sua Parola di salvezza”.
Non basta quindi essere edotti, è sbagliato sentirsi superiori agli altri, a coloro che magari non hanno la nostra cultura, bisogna avere l’umiltà di sapere ascoltare.
Nella seconda parte del brano Gesù parla del suo rapporto speciale con Dio, col Padre di tutti ma in special modo suo “e lo chiama Padre mio, per affermare l’unicità del suo rapporto con Lui” spiega ancora Francesco “solo tra il Figlio e il Padre c’è totale reciprocità: l’uno conosce l’altro, l’uno vive nell’altro” e quando richiama le genti presso di sé lo fa per donare qualcosa che a sua volta ha ricevuto dal Padre “vuole donarci la verità, e la verità di Gesù è sempre gratuita: è un dono, è lo Spirito Santo, la Verità.”
E tornano così gli umili accennati spesso nel Vangelo, che sono i preferiti dal Signore anche se “mite e umile, non è un modello per i rassegnati né semplicemente una vittima, ma è l’Uomo che vive -di cuore- questa condizione in piena trasparenza all’amore del Padre, cioè allo Spirito Santo.”
Solo in Gesù possiamo trovare “ristoro”, accostandoci a Lui con umiltà: “È un messaggio per tutti noi, per tutti gli uomini di buona volontà [….]Ed è un messaggio per la Chiesa, chiamata a vivere le opere di misericordia e a evangelizzare i poveri, ad essere mite, umile.”