L’apostolo Paolo ha dedicato la sua vita alla missione di evangelizzare, si sente scelto unicamente per questo compito, ecco perché, spiega Francesco all’Udienza, è deluso dal comportamento dei Galati.
Il Vangelo cui Paolo si riferisce non è quello che conosciamo oggi, che non è ancora stato scritto, ma l’annuncio “della morte e risurrezione di Gesù come fonte di salvezza. Un Vangelo che si esprime con quattro verbi: -Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto, è risorto il terzo giorno secondo le Scritture e apparve a Cefa- (1 Cor 15,3-5).”
È una promessa, e accoglierlo vuol dire riconciliarsi con Dio e ottenere la vita eterna, ma quello che stanno facendo i Galati, accogliendo i nuovi missionari, li allontana dalla verità. Così nella sua lettera ricorda loro che “il Vangelo è uno solo ed è quello che lui ha annunciato-ma- Paolo non dice che il vero Vangelo è il suo perché è stato lui ad annunciarlo, no! Questo non lo dice. Questo sarebbe presuntuoso, sarebbe vanagloria. Afferma, piuttosto, che il suo Vangelo, lo stesso che gli altri Apostoli andavano annunciando altrove, è l’unico autentico, perché è quello di Gesù Cristo. Scrive così: -Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l’ho ricevuto né l’ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo- (Gal 1,11).”
E mentre i Galati pensano che attenersi alla ormai passata Legge Mosaica sia giusto, “giustificano perfino le insinuazioni e i sospetti su Paolo, ritenuto poco ortodosso nei confronti della tradizione– e non riescono a- cogliere la verità suprema che si presenta come la più coerente con la Persona e la predicazione di Gesù e la sua rivelazione dell’amore del Padre. ” Cosa che anche noi oggi a volte facciamo, quando seguiamo un nuovo movimento che predica ma “alla fine non fa frutti perché non ha radici profonde.”
Il Vangelo è uno, “è il dono di Cristo a noi, è Lui stesso a rivelarlo.”