All’ultimo Angelus di ottobre che chiude anche il mese, il Vangelo su cui si concentra la meditazione odierna è quello di Marco 12, 28-34 e il suo insegnamento.
Nel brano uno scriba chiede al Maestro quale sia il primo comandamento, e la risposta è “che il primo comandamento è amare Dio; da questo poi, per naturale conseguenza, deriva il secondo: amare il prossimo come se stessi.” Lo scriba stranamente ripete le parole di Gesù “hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici.” Perché questa ripetizione? Ha uno scopo? Certo, è un insegnamento e ripeterlo fa si che ci entri dentro.
“La Parola di Dio[…] è così nutriente che deve raggiungere ogni ambito della vita: coinvolgere, come dice Gesù oggi, tutto il cuore, tutta l’anima, tutta la mente, tutta la forza. La Parola di Dio deve risuonare, echeggiare, e riecheggiare dentro di noi. Quando c’è quest’eco interiore che si ripete, significa che il Signore abita il cuore.” Per renderlo possibile l’unica cosa da fare è leggere e meditare sul vangelo in continuazione, perché la parola di Dio ci entri dentro e cambi i nostri cuori. “Prendiamo ad esempio il Vangelo di oggi: non basta leggerlo e capire che bisogna amare Dio e il prossimo. È necessario che questo comandamento, che è il ‘grande comandamento’, risuoni in noi, venga assimilato, diventi voce della nostra coscienza.”
Solo in questo modo, accogliendo la Parola nel nostro cuore, lo Spirito Santo potrà operare e farla germogliare. Ogni sera così, dopo aver pregato, possiamo chiederci se “abbiamo amato il Signore e abbiamo donato un po’ di bene a chi ci è capitato di incontrare. Che ogni incontro sia dare un po’ di bene, un po’ di amore, che viene da questa Parola.”