Alla Santa Messa durante il suo Viaggio Apostolico in Canada il Pontefice medita sul viaggio dei discepoli di Emmaus paragonandolo al nostro cammino personale.
“Sulla strada della vita, e della vita di fede, mentre portiamo avanti i sogni, i progetti, le attese e le speranze che abitano il nostro cuore, ci scontriamo anche con le nostre fragilità e debolezze, sperimentiamo sconfitte e delusioni, e a volte restiamo prigionieri di un senso di fallimento che ci paralizza.” Ma non dobbiamo sentirci soli, perché il Signore ci accompagna, dobbiamo solo lasciargli spazio.
“Seguiamo allora l’itinerario di questo cammino che potremmo intitolare: dal fallimento alla speranza” dice il Papa, e spiega che i due discepoli del racconto stavano tornando a casa delusi dalla fine ingloriosa di colui che avevano seguito con entusiasmo. “Questa è un’esperienza che riguarda anche la nostra vita e lo stesso cammino spirituale, in tutte quelle occasioni in cui siamo costretti a ridimensionare le nostre attese e a fare i conti con le ambiguità della realtà, con le oscurità della vita, con le nostre debolezze. Ci succede ogni volta che i nostri ideali si scontrano con le delusioni dell’esistenza e i nostri propositi vengono disattesi a motivo delle nostre fragilità.”
Ma non dobbiamo fuggire dalla delusione, perché “il Vangelo ci rivela, invece, che proprio nelle situazioni di delusione e di dolore […]proprio lì il Signore ci viene incontro e cammina con noi.” E ci apre gli occhi affinché possiamo ricominciare con gioia il nostro cammino.
Ma l’unica strada da percorrere è la via di Gesù. “Al centro delle nostre domande, delle fatiche che portiamo dentro, della stessa vita pastorale, non possiamo mettere noi stessi e il nostro fallimento; dobbiamo mettere Lui, il Signore Gesù. Al cuore di ogni cosa mettiamo la sua Parola, che illumina gli avvenimenti e ci restituisce occhi per vedere la presenza operante dell’amore di Dio e la possibilità del bene anche nelle situazioni apparentemente perdute.”