All’Angelus si celebra la famiglia e la sua importanza prendendo ad esempio quella di Nazareth, la Sacra famiglia in cui Gesù ha vissuto i primi anni della sua vita.
Meditiamo innanzitutto sul fatto che “la famiglia è la storia da cui proveniamo. […] proveniamo da una storia intessuta di legami d’amore e la persona che siamo oggi non nasce tanto dai beni materiali di cui abbiamo usufruito, ma dall’amore che abbiamo ricevuto, dall’amore nel seno della famiglia. Forse non siamo nati in una famiglia eccezionale e senza problemi, ma è la nostra storia.” Sono le nostre radici, tutto quello che ci ha formato e ci ha resi ciò che siamo ora, e dobbiamo custodirle gelosamente e portarle nel cuore.
Non è certo facile, il secondo aspetto su cui riflettere è che “a essere famiglia si impara ogni giorno.” Ogni giorno ci si conosce e si impara a interagire e ad amarsi l’un l’altro, “bisogna imparare ad ascoltarsi e capirsi, a camminare insieme, ad affrontare conflitti e difficoltà. È la sfida quotidiana, e si vince con il giusto atteggiamento, con le piccole attenzioni, con gesti semplici, curando i dettagli delle nostre relazioni. E anche questo, ci aiuta tanto parlare in famiglia, parlare a tavola.” L’importanza del dialogo su cui si fondano i veri legami.
Ma soprattutto c’è “l’importanza di mettere l’altro per primo– raccomanda il Pontefice, – per custodire l’armonia in famiglia bisogna combattere la dittatura dell’io, quando l’io si gonfia. È pericoloso quando, invece di ascoltarci, ci rinfacciamo gli sbagli; quando, anziché avere gesti di cura per gli altri, ci fissiamo nei nostri bisogni; quando, invece di dialogare, ci isoliamo con il telefonino.” Il silenzio è sempre deleterio, fa male ai rapporti, è pericoloso perché nel silenzio crescono i rancori, le vendette e il risentimento, arrivando a volte alla vera violenza, fisica e verbale. Preghiamo e “impegniamoci a difendere e custodire la famiglia che è il nostro tesoro!”