“Non bisogna avere mai paura delle diversità“, ha detto Papa Francesco rispondendo ad alcune domande durante il, tenutosi oggi, giorno in cui si è aperto anche il Giubileo degli ammalati e delle persone disabili: il Santo Padre, invertendo l’ottica comune in base alla quale ci consideriamo tutti uguali e solo alcuni sono diversi, ha invece sostenuto che tutti siamo diversi, chi più e chi meno.
“Tutti siamo diversi: non c’è uno che sia uguale all’altro. Ci sono alcune diversità più grandi o più piccole, ma tutti siamo diversi. – ha infatti affermato papa Bergoglio – “Tante volte abbiamo paura delle diversità”. A generare questa paura, spiega il Pontefice, il fatto che la diversità è una sfida e per questa ragione tendiamo a dimenticare che “le diversità sono proprio la ricchezza, perché io ho una cosa, tu ne hai un’altra, e con queste due facciamo una cosa più bella, più grande“.
“È vero che alcune diversità sono dolorose, tutti lo sappiamo, – ha aggiunto Francesco – quelle che hanno radici in alcune malattie… ma anche quelle diversità ci aiutano, ci sfidano e ci arricchiscono. Per questo, non bisogna avere mai paura delle diversità“. E come non avere paura della diversità? Partendo proprio dal suo punto di forza, ovvero dalla ricchezza che questa genera nel momento in cui si mettono assieme diffenti diversità.
“Mettere in comune quello che abbiamo. Mettere in comune” è proprio il cammino che ci permette di superare la paura della diversità. E passando proprio al parlare di piccoli gesti concreti che cambiano il mondo, Francesco, ha sottolineato che “c’è un gesto bellissimo che noi persone umane abbiamo, un gesto che facciamo quasi senza pensarci, ma è un gesto molto profondo: stringere la mano. Quando io stringo la mano, metto in comune quello che ho con te – se è uno stringere la mano sincero –: ti do la mano, ti do ciò che è mio e tu mi dai ciò che è tuo. – ha commentato il Vescovo di Roma – E questa è una cosa che fa bene a tutti. Andiamo avanti con le diversità, perché le diversità sono una sfida ma ci fanno crescere. E pensiamo che ogni volta che io stringo la mano a un altro, do qualcosa del mio e ricevo qualcosa di lui. Anche questo ci fa crescere“.
***!!!!***Quant’e’ bello,vero fino in fondo,quello che hai detto!Mi viene in mente una canzone che dice: ti prendo le mani,rimani qui..*Il cuore le usa,le mani,se poi ha amore dentro,diventano parole importanti,o di partenza o,addirittura il suggello di sentimenti grandi,quando ci sono. Le mani poi, per me, consentono una cosa meravigliosa come gli occhi,ma ancora di piu’,ed e’ il silenzio.Non serve aggiungergli altro, perche’ e’ proprio quello che hai detto,e’ la vita propria che passa all’altro. Io non l’ho mai provato,ma so che e’ esattamente cosi’. Le cose grandi,vengono banalizzate,come l’ uso della parola amore….Chissa’ se sono in tempo per la buona notte?! Ma resta scritta lo stesso…Ecco,e’ una mia mano! Con l’altra ti do il *Buon giorno*! Buona notte e Buon giorno*****************
Lo Spirito Santo ti riempiaaaaaaaaaaaaaaa di SE’
Isabella
Quando spiegavo le diversita’, quanto si otteneva unendole portavo l’esempio del cemento armato, una forza che ha permesso la realizzazione di edifici e ponti piu’ sicuri.- Si ottiene con l’unione del ferro, solo non e’ resistente e arrugginisce, il cemento, sola e’ una polvere, unendo queste diversita’ si ottiene il cemento armato.—–Mio padre era un “diversamente abile”, classe 1919, ha subito tante angherie, emarginazioni, qualcuno lo ha chiamato ” mezzo uomo”. Quel mezzo uomo ha cresciuto e mantenuto da solo una famiglia di 6 persone, non ci ha dato esempi di ubriacarsi,, di disonesta’, e’ morto nel suo letto a 93 anni, 2/2/2013, primo sabato del mese, dedicato a Maria, presentazione del Signore, candelora, luce di Dio——-Grazie nostro Signore per la “gloria” che hai donato al “mezzo uomo”, mio padre in terra, grazie mio Dio.—–Ivana Barbonetti.