Nella seconda domenica di Avvento all’Angelus viene osservata la figura di Giovanni Battista che, nonostante la sua austerità, osserva il Pontefice, è presente ogni anno in questo periodo.
Quindi Papa Francesco spiega: “In realtà il Battista, più che un uomo duro, è un uomo allergico alla doppiezza. Ad esempio, quando si avvicinano a lui farisei e sadducei, noti per la loro ipocrisia, la sua ‘reazione allergica’ è molto forte!” E quando il Battista li invita alla conversione, rispondono di essere figli di Abramo, come se ciò bastasse.
“Così, tra doppiezze e presunzione, non coglievano l’occasione di grazia, l’opportunità di cominciare una vita nuova; erano chiusi nella presunzione di essere giusti”. L’ipocrisia, un grave pericolo. Mentre “quelli che si sentivano peccatori ‘accorrevano a lui e, confessando i loro peccati, si facevano battezzare’. È così: per accogliere Dio non importa la bravura, ma l’umiltà”. È importante che ognuno riconosca i propri peccati, e lo faccia con umiltà.
Il monito di Bergoglio è di non essere come quei farisei, che pensano di non avere bisogno del Signore. Dobbiamo capire e ammettere invece di essere peccatori, “ognuno di noi deve confessare, prima di tutto a sé stesso, i propri peccati, le proprie mancanze, le proprie ipocrisie; bisogna scendere dal piedistallo e immergersi nell’acqua del pentimento”.
Guardare l’altro dall’alto in basso è consentito solo “quando è necessario aiutarlo a sollevarsi; l’unico caso, gli altri non sono leciti”. Approfittiamo dunque del tempo dell’Avvento per far cadere la nostra maschera e avvicinarci al Signore con umiltà “per liberarci dalla presunzione di crederci autosufficienti, per andare a confessare i nostri peccati, quelli nascosti, e accogliere il perdono di Dio, per chiedere scusa a chi abbiamo offeso”. Non è mai tardi per la conversione, il Signore ci accoglie sempre, possiamo sempre ricominciare. Approfittiamo di questo tempo dell’Avvento, che è un tempo di grazia, per praticare l’umiltà.