Nella quarta domenica di Avvento, ormai prossimi al Natale, il Vangelo su cui il Pontefice ci invita a riflettere all’Angelus parla di alcuni insegnamenti che Maria ci ha lasciato con i suoi comportamenti.
Ella appena appresa la notizia della sua miracolosa gravidanza, non si lascia prendere dallo sconforto visti i tempi che non vedevano certo di buon occhio una gravidanza fuori dal matrimonio. Si mette invece in viaggio, a piedi, per andare a fare visita ad una sua parente incinta e in là con gli anni, Elisabetta. Nel vangelo di Lc 1,39-45 si dice che “si alzò e andò in fretta”, e proprio su questi due verbi dobbiamo concentrare l’attenzione.
“Anzitutto, alzarsi. Dopo l’annuncio dell’angelo, per la Vergine si profilava un periodo difficile: la sua gravidanza inattesa la esponeva a incomprensioni e anche a pene severe, anche alla lapidazione, nella cultura di quel tempo.” Ma lei non si ferma, non pensa a se stessa, “non pensa a chi chiedere aiuto, ma a chi portare aiuto. Sempre pensa agli altri: così è Maria, pensando sempre ai bisogni degli altri. Lo stesso farà dopo, alle nozze di Cana, quando si accorge che manca il vino.” Qual è l’insegnamento in questo caso? Di alzarci sempre, “soprattutto quando le difficoltà rischiano di schiacciarci. Alzarci, per non rimanere impantanati nei problemi, sprofondando nell’autocommiserazione o cadendo in una tristezza che ci paralizza.” Dio è pronto a tenderci la mano, alziamoci e portiamo conforto a chi ne ha bisogno, “aiutando gli altri, aiuteremo noi stessi a rialzarci dalle difficoltà.”
Nello stesso modo è importante il “camminare in fretta” che non vuol dire correre ma “condurre le nostre giornate con passo lieto, guardando avanti con fiducia, senza trascinarci di malavoglia, schiavi delle lamentele.” Andiamo avanti con speranza senza piangerci addosso ricordando che “il primo atto di carità che possiamo fare al prossimo è offrirgli un volto sereno e sorridente. È portargli la gioia di Gesù, come ha fatto Maria con Elisabetta.”