All’Udienza il Pontefice riporta l’episodio di Nicodemo, narrato nella Bibbia da Giovanni. Egli è uno degli anziani più importanti, che si reca a colloquio con Gesù di nascosto.
“ Gesù dice a Nicodemo che per ‘vedere il regno di Dio” bisogna ‘nascere dall’alto‘”. Cosa intende? Non che bisogna tornare a nascere, ma rinascere nello Spirito con la grazia di Dio. Dapprincipio Nicodemo non capisce, “fraintende questa nascita, e chiama in causa la vecchiaia come evidenza della sua impossibilità: l’essere umano invecchia inevitabilmente, il sogno di una eterna giovinezza si allontana definitivamente, la consumazione è l’approdo di qualsiasi nascita nel tempo.”
Argomento attuale, in un tempo in cui si rincorre la giovinezza, si coltiva “il mito dell’eterna giovinezza come l’ossessione – disperata – di una carne incorruttibile. Perché la vecchiaia è – in molti modi – disprezzata.” Rifuggita, nascosta grazie alla cosmesi e alla chirurgia, che ci rendono tutti uguali e tutti giovani.
Invece dovremmo ricordare che “le rughe sono un simbolo dell’esperienza, un simbolo della vita, un simbolo della maturità, un simbolo di aver fatto un cammino”. E che “la vita quaggiù è ‘iniziazione’, non compimento.”
Ecco dunque che “la vecchiaia è la condizione, concessa a molti di noi, nella quale il miracolo di questa nascita dall’alto può essere assimilato intimamente e reso credibile per la comunità umana: non comunica nostalgia della nascita nel tempo, ma amore per la destinazione finale. In questa prospettiva la vecchiaia ha una bellezza unica: camminiamo verso l’Eterno.”
Andare avanti verso il vero compimento della vita, verso Dio, la vecchiaia indica la strada e lo fa con tenerezza. “La vecchiaia è il tempo speciale per sciogliere il futuro dall’illusione tecnocratica, è il tempo della tenerezza di Dio che crea, crea una strada per tutti noi.” I vecchi hanno vissuto il passato ma “sono messaggeri del futuro”, non mettiamoli da parte.