Prosegue all’Udienza Generale la catechesi di Papa Francesco sulla guarigione del mondo, intesa come presa di coscienza e cambiamento del nostro agire.
L’argomento trattato oggi prende spunto dal capitolo 25 del Vangelo di Matteo, che spiega attraverso varie parabole come poter entrare nel Regno dei Cieli, e Bergoglio fa riferimento al virus contro cui stiamo combattendo da mesi che ha portato alla luce un altro “grande virus, quello dell’ ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, della emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli.”
E’ ai poveri che bisogna pensare quindi, seguendo l’esempio del più grande insegnante: “Cristo stesso, che è Dio, ha spogliato se stesso, rendendosi simile agli uomini; e non ha scelto una vita di privilegio, […] annientò se stesso facendosi servo. È nato in una famiglia umile e ha lavorato come artigiano. All’inizio della sua predicazione, ha annunciato che nel Regno di Dio i poveri sono beati.”
Questo concetto della “opzione preferenziale per i poveri” è alla base stessa del Vangelo, afferma il Pontefice, ed è proprio da questo che “ i seguaci di Gesù si riconoscono, dalla loro vicinanza ai poveri, ai piccoli, ai malati e ai carcerati, agli esclusi, ai dimenticati, a chi è privo del cibo e dei vestiti” e non manca di citare San Giovanni Paolo II il quale dichiarava “Ogni cristiano e ogni comunità sono chiamati ad essere strumenti di Dio per la liberazione e la promozione dei poveri”.
Dovremmo approfittare di questa crisi, dice ancora il Papa, per “migliorare le ingiustizie sociali e il degrado ambientale. Oggi abbiamo un’occasione per costruire qualcosa di diverso. Per esempio, possiamo far crescere un’economia di sviluppo integrale dei poveri e non di assistenzialismo.” Con questo, precisa, non è da condannare l’assistenza, il volontariato, che sono invece grandi risorse, ma “dobbiamo andare oltre e risolvere i problemi che ci spingono a fare assistenza.”