Il legame con Cristo e la testimonianza sono stati i concetti chiave dell’Angelus del Papa: “Ci sono due aspetti che animano la vita del discepolo missionario: il legame con Gesù e la testimonianza che il missionario mette al servizio del Padre celeste”, ha detto Francesco.
“L’affetto di un padre e la tenerezza di una madre, l’amicizia dolce tra fratelli e sorelle, ecco, tutto questo, per quanto buono e legittimo, non può essere messo davanti a Cristo”, ha spiegato Francesco. Il motivo per cui tutto passa in secondo piano rispetto a Cristo è semplice e banale: perché “la condizione del discepolo pretende un rapporto prioritario col maestro”.
Coloro i quali accettano questa condizione e si lasciano attrarre da questo legame di amore e di vita con Gesù, diventano automaticamente suoi rappresentanti, suoi ambasciatori, e lo diventano soprattutto nel modo di essere e di vivere.
L’importante, al di là che si possano compiere degli sbagli, è “non avere il cuore doppio”. Ma cosa significa questo? Semplicemente il Papa vuole che abbiamo un cuore “semplice e unito, che non tenga il piede in due scarpe, che sia onesto con se stesso e con gli altri”. Dobbiamo capire infatti che la doppiezza non è cristiana: o si è con Gesù o si è con lo spirito del mondo, in quanto non ci sono vie di mezzo possibili!
Riallacciandosi a questo discorso, Francesco ha preso come riferimento la figura del sacerdote, di colui che lascia tutto per Gesù e che accetta di essere riconosciuto come il ‘Signore in terra’. “Quanto più un sacerdote è vicino al popolo di Dio – ha detto il Santo Padre – tanto più si sentirà vicino a Gesù, e quanto più un sacerdote è vicino a Gesù, tanto più si sentirà prossimo al popolo di Dio”.
Chi vuole imparare come si fa a mettere Gesù sopra tutto, come si fa a distaccarsi da se stessi e dal resto, può prendere come faro guida la Vergine Maria, “colei che ha sperimentato in prima persona che cosa significa amare Gesù distaccandosi da se stessa, dando un nuovo senso ai legami familiari, a partire dalla fede in Lui”.