Ricorrono esattamente domani, 21 luglio 2015, i 500 anni dalla nascita di , un santo la cui vita è particolarmente vicina al magistero di Papa Francesco: Filippo, ha ricordato il Santo Padre in un suo messaggio inviato alla Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, amava evangelizzare divertendo e al contempo invitava ad uno stile di vita sobrio e disciplinato.
Tra le caratteristiche di questo Santo, nato in una ricca famiglia del ‘600, si ricorda l’umiltà e la semplicità ma anche la soavità, la mitezza, la letizia e il calore umano: egli è ancora oggi, scrive Papa Francesco un “luminoso modello della missione permanente della Chiesa nel mondo“.
Visse come un semplice sacerdote, rifuggendo sempre “toni foschi ed accigliati” continua il Pontefice, e caratterizzandosi per il suo “spirito di festosità e di gioia“, fondato sulla “convinzione che la grazia non sopprime la natura ma la sana, la irrobustisce e la perfeziona“.
Ancora, ricorda il Vescovo di Roma, San Filippo Neri “rifuggiva dall’artificio, sceglieva i mezzi più divertenti per educare alle virtù cristiane“, e il tutto partendo dalle periferie della Roma del ‘600.
San Filippo “si accostava alla spicciolata ora a questo, ora a quello e tutti divenivano presto suoi amici” ma la sua gioia e semplicità non significava un annacquamento delle virtù: egli “al tempo stesso proponeva una sana disciplina che implica l’esercizio della volontà per accogliere Cristo nel concreto della propria vita“, aggiunge Bergoglio.
Al centro dell’evangelizzazione di San Filippo troviamo infatti la “profonda convinzione che il cammino della santità si fonda sulla grazia di un incontro – quello con il Signore – accessibile a qualunque persona, di qualunque stato o condizione, che lo accolga con lo stupore dei bambini“.
A cinquecento anni dalla sua nascita San Filippo Neri ancora ci invita ad essere umili, ad abbassarsi non solo onorando i superiori ma anche onorando “gli eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare“, ma soprattutto – conclude Papa Francesco – ci invita a “non accontentarsi di una vita mediocre“.
Sto guardando su La7 le miserie in cui sono ridotti esseri umani, dal potere e dalla mafia. Uno spettacolo allucinante, indicibilmente doloroso!
Dio misericordioso e onnipotente, non ho parole per chiederti di porre fine.
La Tua misericordia intervenga a risolvere quell’inferno: sono Tue creature!
Liberaci dal Male.
Gloria a Dios, Aleluya.
Bendito y Alabado sea la Santísima Trinidad .
Non sono i fiumi di parole che incrementano la Fede, ma le azioni concrete e il dialogo leale con tutti, non solo con interlocutori scelti. Questo è valido per tutti, ma se è negato da sacerdoti, beh, quel “sacerdote”, dislocasse questo modo di interporsi in altri ambiti redditizi, dove si gioca con le parole a seconda del tempo che tira. E tutto si consuma nel più comodo silenzio, naturalmente con tutte le opportunità d’equipaggiamento. Quanta FEDE alimenta tutto ciò, sempre intrepidamente ripetitivo? E NON CI SI FERMA DAVANTI A NULLA: ciò è veramente imperdonabile, I vecchi proverbi sono sempre efficaci: aiutati che Dio ti aiuta. Se non ti aiuti personalmente……e tutto inaridisce nel silenzio. I verbosi non hanno mai costruito. Le persone serie e responsabili non perdono tempo con i discorsi vaghi ma agiscono, aiutano, s’impegnano spontaneamente e concretamente per l’affermazione della verità, senza discernimenti di convenienza personale. Caro Papa Francesco, spero di essere riuscita a farmi comprendere. TU PUOI!