Nel commentare la lettura del Vangelo del giorno 30 settembre in Santa Marta, Papa Francesco torna a parlarci dell’importanza di ascoltare i vecchi e valorizzare i bambini per il futuro di ciascuno di noi; ci parla inoltre della tentazione di avere una Chiesa perfetta, una Chiesa che mira a che tutto funzioni dimenticandosi delle persone.
E’ questo l’errore in cui ricadono anche i discepoli i quali, entusiasti per la nuova Chiesa che a poco a poco si stava formando, progettavano già il suo futuro pensando già a chi ne sarebbe stato il capo e come sarebbe stata organizzata. Ed è qui che interviene Gesù rovesciando il pensiero degli apostoli: “Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi – dice Gesù – questi è grande!“
Ed è di questo che ci parla anche il profeta Zaccaria nel descrivere il futuro della Chiesa: un luogo dove trovano casa vecchi e bambini. L’inizio e la fine di un popolo uniti nello stesso luogo, a dimostrazione dell’importanza che hanno questi due estremi per creare il futuro.
“Il futuro di un popolo è proprio qui e qui, nei vecchi e nei bambini. – dice Papa Francesco – Un popolo che non si prende cura dei suoi vecchi e dei suoi bambini non ha futuro, – continua spiegando il Pontefice – perché non avrà memoria e non avrà promessa! I vecchi e i bambini sono il futuro di un popolo!” Per questo dobbiamo riconsiderare la posizione che nella società contemporanea viene riservata a vecchi e bambini.
I bambini non sono un fastidio da zittire con una caramella: la loro vitalità, la gioia di vivere che questi portano deve essere stimolo per costruire il futuro. Ma il futuro non può esistere senza memoria del passato: per questo gli anziani sono tanto importanti, essi sono la memoria vivente di un popolo. Abbandonare gli anziani vuol dire perdere le proprie radici, dimenticarsi del proprio passato.
La Chiesa deve dunque essere in grado di spalancarsi a una nuova aria: la presenza di Dio nella Chiesa non deriva dalla perfezione con la quale questa funziona. I segni della presenza di Dio nella Chiesa sono la gioia e la pace, espressioni queste dei bambini e degli anziani.
Buonasera,
è vero, le persone anziane sono le nostre radici, la memoria storica della nostra anima, i nostri valori e sentimenti. Dei miei genitori ho solo mio padre; mia madre è mancata quando avevo 20 anni e quindi non immagino lei con tanti anni in più. Mio padre mi fa molta tenerezza quando quando lo vedo così cambiato nel tempo, però ha ancora tantissime cose da insegnarmi; la sicurezza che lui mi infonde è indispensabile. Ho un profondo rispetto per tutto quello che dice e che pensa.
Un caro saluto a voi tutti.
Angelini Anna