Terminato il , Papa Francesco, proseguendo il proprio , si è recato presso il : al fianco di 12 leader religiosi ha invocato la pace, dono di Dio, come unica risposta per quelli che “credono che la distruzione sia l’unico modo di risolvere i conflitti“.
“Questo è un luogo in cui piangiamo, piangiamo il dolore provocato dal sentire l’impotenza di fronte all’ingiustizia, di fronte al fratricidio, di fronte all’incapacità di risolvere le nostre differenze dialogando. In questo luogo piangiamo per la perdita ingiusta e gratuita di innocenti, per non poter trovare soluzioni per il bene comune”, ha aggiunto il Santo Padre non senza sottolineare come “in una metropoli che può sembrare impersonale, anonima, di grandi solitudini, siete stati capaci di mostrare la potente solidarietà dell’aiuto reciproco, dell’amore e del sacrificio personale. In quel momento non era una questione di sangue, di origine, di quartiere, di religione o di scelta politica; era questione di solidarietà, di emergenza, di fraternità. Era questione di umanità“.
Prima della visita a Ground Zero il Santo Padre ha trovato alcuni minuti per . Scusandosi per l’interruzione, il Vescovo di Roma ha invitato gli studenti a non smettere di sognare.
Anche da immigrati, in una terra straniera, sempre “incontriamo persone che ci aprono le porte e ci mostrano la loro tenerezza, la loro amicizia, la loro comprensione, e cercano di aiutarci perché non ci sentiamo estranei, stranieri“. E citando Martin Luther King, ha ricordato come questi “sognò che tanti bambini, tante persone avrebbero avuto uguaglianza di opportunità; sognò che tanti bambini come voi avrebbero avuto accesso all’educazione; sognò che molti uomini e donne, come voi, potevano tenere la testa alta, con la dignità di chi può guadagnarsi la vita. E’ bello avere dei sogni e poter lottare per essi. Non dimenticatelo“.
Infine, al termine della giornata, Bergoglio si è recato al . Durante la propria omelia, il Santo Padre ha chiesto alle persone lì presenti: “Come trovare Dio che vive con noi in mezzo allo “smog” delle nostre città?“
Quindi, proseguendo la propria riflessione, ha sottolineato come “nelle grandi città, nel rumore del traffico, nel “ritmo dei cambiamenti”, rimangono coperte le voci di tanti volti che non hanno “diritto” alla cittadinanza, non hanno diritto a far parte della città – gli stranieri, i loro figli (e non solo) che non ottengono la scolarizzazione, le persone prive di assistenza medica, i senzatetto, gli anziani soli – confinati ai bordi delle nostre strade, nei nostri marciapiedi in un anonimato assordante“.
“Sapere che Gesù continua a percorrere le vostre strade, mescolandosi vitalmente al suo popolo, coinvolgendosi e coinvolgendo le persone in un’unica storia di salvezza, ci riempie di speranza, una speranza che ci libera da quella forza che ci spinge a isolarci, a ignorare la vita degli altri, la vita della nostra città. – ha dunque aggiunto il Pontefice – Una speranza che ci libera da “connessioni” vuote, dalle analisi astratte, o dal bisogno di sensazioni forti. Una speranza che non ha paura di inserirsi agendo come fermento nei posti dove ti tocca vivere e agire. Una speranza che ci chiama a guardare in mezzo allo “smog” la presenza di Dio che continua a camminare nella nostra città“.
Santo Padre, e’ vero che nelle grandi citta’ c’e’ piu’ solidarieta’, vera e non sbandierata. Sono romana e mi sono decentrata nel 2009, nel bel paesino dova approdai hanno tentato di tutto per portarmi via soldi, sono solidali tra di loro per diffamare,rubare, il saluto non e’ un’atto educativo ma un ricatto, se sei come loro o ti lasci imbrogliare, ti salutano, se dici la tua e ti difendi non sei piu’ “degna” di saluto e fanno di tutto per diffamarti—-se sei umana sei da sfruttare da tutti.—-La fede mi ha aiutato e mi aiuta a non maledirli, mi hanno tolto soldi e fiducia—–lo racconto non per piangermi addosso, ma’ per far conoscere nella realta’ questi reclamizzati posti, di stare attenti, sanno vendere il dono di DIO la simpatia, ma’ lo usano per imbrogliare no per socializzare e aiutare chi arriva.—-Ivana Barbonetti.
Le parole di francesco sono le mie sono scritte in prosa nel mio libro che ha gia’ in sue mani I E LA MIA ANIMA