Nella giornata di ieri, Papa Francesco, si è recato alla Fiera di Roma per presenziare al Congresso annuale della Società Europea di Cardiologia, al quale partecipavano 35 mila medici provenienti da 144 Paesi: il Santo Padre, rivolgendosi ai cardiologi, ha sottolineato come sia importante non separare la Ragione dalla Fede, perché solo così la ricerca scientifica sarà volta al miglioramento delle condizioni di vita delle persone senza stravolgere le leggi che sono impresse dalla natura.
Il Vescovo di Roma, nel proprio discorso, ha affermato come quella dei medici cardiologi sia una grande responsabilità, poiché ad essi viene affidato “il centro pulsante del corpo umano“. Il cardiologo, infatti, tra tutte le differenti specializzazioni mediche, è quello al quale si affida il proprio cuore, che è un vero e proprio “libro della vita, che porta in sé ancora tante pagine da scoprire“.
Nell’avvicinarsi a questo organo si percepisce dunque un certo qual senso di timore dovuto, appunto, al grande significato che lo stesso ha per la vita di ciascuno. Questo senso di timore, non è solo un limite morale, ma deve anche essere un metro di paragone nello sviluppo della scienza medica, particolarmente di fronte alla domanda che spesso ci si pone se una nuova tecnica o trattamento sia bene o male.
La Chiesa, ha infatti sottolineato Francesco, non è contraria allo sviluppo “della ricerca scientifica per la salute delle persone” in quanto riconosce che “quanto è dedicato all’effettivo bene della persona è pur sempre un’azione che proviene da Dio“. E per questo la Chiesa invita a non separare la fede dalla ricerca scentifica poiché “l’apertura alla grazia di Dio, fatta tramite la fede – ha detto il Papa – non ferisce la mente, anzi la spinge ad andare avanti, a una conoscenza della verità più ampia e utile per l’umanità.
È un errore, infatti, pensare che lo scienziato possa essere super partes: lo scienziato, anzi, “non è mai neutrale. Egli porta con sé la sua storia, il suo modo di essere e di pensare“. Anzi proprio questo bagaglio personale di conoscenze sono quelle che permettono alla ricerca scientifica “di progredire facendo le domande e trovando le risposte sull’origine, il senso e la finalità della realtà, uomo incluso“.
Quale è dunque l’orrizonte cui deve guardare lo scienziato nel proprio ruolo di ricercatore? “Lo studioso può e deve investigare“, ha detto Papa Bergoglio, con la consapevolezza che “le sole scienze, naturali e fisiche, non bastano per comprendere il mistero che ogni persona contiene in sé […] Non possiamo negare, infatti, che la conoscenza, anche la più precisa e scientifica, ha bisogno di progredire facendo le domande e trovando le risposte sull’origine, il senso e la finalità della realtà, uomo incluso”.
Nel momento in cui, dunque, ci avviciniamo alla scienza senza dimenticare la propria fede, ci rendiamo conto prima di tutto che “che ci sono leggi impresse nella stessa natura che nessuno può manomettere ma solo “scoprire, usare e ordinare” perché la vita corrisponda sempre più alle intenzioni del Creatore” e in secondo luogo che ogni nostro sforzo deve essere orientato al miglioramento dell’uomo, con “uno sguardo di particolare intensità ai più poveri, ai più disagiati ed emarginati“.
“Dobbiamo lottare perché non ci siano “scartati” in questa cultura dello scarto che viene proposta“, ha concluso Papa Francesco, perché anche ai più poveri ed emarginati “giunga la vostra cura, come anche l’assistenza e l’attenzione delle strutture sanitarie pubbliche e private“.
Padre, Buenas Tardes.
Cierto, La Ciencia sin fe no existiría, todo depende de la fe. Es la fe en la vida, en el ser humano, en Dios , lo que nos hace seguir hacia adelante con esperanza. Dios es Ciencia, es arte y es Religión. Es energía creadora que se multiplica en Todo,dentro de su unidad como único creador del Todo. Es la matriz de cualquier movimiento de vida.
Un abrazo afectuoso, Santo Padre, Dios lo protega.