In varie occasioni il Pontefice ha fatto riferimento al pianto nell´arco del Pontificato, dal marzo 2013 al 2015, ci sono stati piu di cinquanta tra discorsi, omelie, angelus, messaggi, lettere, meditazioni quotidiane e udienze nei quali Papa Francesco ha fatto un esplicito e diretto riferimento alle lacrime, alla funzione purificatrice del pianto: molte volte ha chiesto “abbiamo mai pianto?, chi di noi ha pianto? ma tu hai pianto?”
Con queste domande il Papa ha voluto risvegliare i cuori dei credenti dal torpore di una negligenza per una sincera e urgente revisione di vita: il pianto umanizza l’uomo e al contrario il non piangere lo rende disumano, unicamente i cuori ricchi di compassione e sensibili alle tragedie e alle esigenze della storia e in fedele ascolto della parola di Dio sono in grado di piangere.
Il pianto è visto come grazia, bonta e saggezza, il pianto è comunque sempre il linguaggio, non verbale, quindi più sincero e diretto, di un cuore traboccante di dolore per preoccupazione e/o impotenza per i mali che affliggono l’umanità, ma comunque ricolmo di amore, di fiducia e di tenerezza.
I personaggi del Vangelo piangono, i santi piangono, Gesú piange, Dio stesso piange e come paradosso mentre Dio sa piangere, l’uomo globalizzato diventa incapace di piangere e quindi sterile.
Dio sembra così sfidare l’uomo, e il cristiano in particolare, sul terreno che specificamente gli appartiene: piangere.
Papa Francesco fa riferimente per questo argomento sul cammino di grazia delle lacrime non solo ad Ignazio di Loyola e a Francesco d´Assisi ma in tutta la tradizione pluri secolare della Chiesa e nella memoria della parola di Dio.
Come ha detto il Vescovo di Roma, in occasione del Viaggio Apostolico a Tirana il 21 luglio 2015, “sentire un martire parlare del proprio martirio con naturalezza ed umiltà, è forte!” E spesso al credente accade durante la messa, durante l’eucarestia, durante l’omelia di sentire Cristo parlare del proprio martirio e le lacrime in quel caso non si riescono a contenere,
La mia mamma è deceduta 3 mesi fa. Aveva 84 anni e io ne ho 44. Il dolore per una persona cara non ha età. Sebbene abbia pianto tanto la vita va avanti e si riprende nella quotidianità. Ma durante k ora della messa, quando ci sono i canti sebbene inizio a cantare la voce mi si strozza in gola e le lacrime scendono giù, grandi e calde. Eppure ho sempre cantato con gioia e anche lei lo faceva…..
Anche io santo padre piango perché ce troppo egoismo e poco rispetto tra noi fratelli …sembra sia tutto dato per scontato ma spesso non ci si rende conto che siamo di passaggio in un continuo pellegrinaggio …santo padre prego per te
Potersi abbandonare al pianto per molti non è facile,personalmente io sono incline piu facilmente al pianto per commozione; mentre quando la tristezza si fa profonda e l’angoscia è in agguato non riesco a piangere.
Il pianto rientra sempre in una forma di autocontrollo, al quale siamo abituati sin da piccoli….anche perchè inevitabilmente il proprio pianto, aumenta la preoccupazione in chi ci osserva, e che nulla può fare, se non intervenire in modo consolatorio.Il pianto invece riesce a sciogliere le tensioni più profonde e i nodi dell’anima. Impariamo allora a pregare e diciamo Dio Mio, aiutami da ora in poi, a riuscire a piangere, per ricordarmi della mia umanità.
Il Pianto e anche liberazione, e anche un Dono, a volte quando prego..piango, perche sento che DIO e vicino a me, Grazie DIO Padre di questo Dono grande
Quanti genitori, quanti adulti credono e insegnano che bisogna essere forti e perciò non si deve mai cedere al pianto, perché il pianto è solo debolezza…
Non immaginano quanta forza ci dia il saper piangere. Lasciarsi andare al pianto aiuta il più profondo riesame di noi stessi, apre strade gentili di crescita dell’anima e ricolma di dolcezza, amore e tenerezza. Amore. Il pianto cambia la visione e il sentire. Grazie Papa Francesco ancora una volta. Sento la sua mano sempre vicina a sorreggere e aiutare.