Molto più significativo di tante parole il gesto di accoglienza di Papa Francesco, che ha voluto portare con sé in Vaticano 12 profughi, di cui 6 minori di età. Si è trattato di un gesto concreto, fatto, come sempre ci insegna Francesco, senza tanti annunci e proclami, in silenzio, nella normalità della quotidianità. Significativo anche il fatto che tutti i profughi ospitati dal Vaticano siano di religione mussulmana, a indicare come le opere di carità non abbiano “bandiera” religiosa. Anche se, come ha precisato lo stesso Bergoglio nella conferenza stampa durante il ritorno è una pura casualità tutti gli ospiti siano mussulmani.
“Non ho fatto la scelta fra cristiani e musulmani. Queste tre famiglie avevano le carte in regola, i documenti in regola e si poteva fare. – ha spiegato Francesco – C’erano, per esempio, due famiglie cristiane nella prima lista che non avevano le carte in regola. Non è un privilegio. Tutti e dodici sono figli di Dio. Il “privilegio” è essere figli di Dio: questo è vero“.
Chiaramente questo è un piccolo gesto, come lo ha definito lo stesso pontefice, ma un gesto che va nella direzione giusta. Ricordando Madre Teresa, Francesco ha ricordato quando “domandarono a Madre Teresa: “Ma lei, tanto sforzo, tanto lavoro, solo per aiutare la gente a morire… Quello che lei fa non serve! Il mare è grande!”. E lei rispose: “È una goccia d’acqua nel mare! Ma dopo questa goccia il mare non sarà lo stesso!”. Rispondo così. È un piccolo gesto. Ma quei piccoli gesti che dobbiamo fare tutti, gli uomini e le donne, per tendere la mano a chi ha bisogno“.
Questo gesto, chiaramente, pensa al contingente, all’aiuto necessario oggi, ma non risolve il problema. A tal fine il Vescovo di Roma ha invitato “i trafficanti di armi… quelli che trafficano per fare le guerre in diversi posti, per esempio in Siria: chi dà le armi ai diversi gruppi – io inviterei questi trafficanti a passare una giornata in quel campo. Credo che per loro sarà salutare!”.
Infine, commentando i muri e le barriere che negli ultimi giorni e mesi vengono innalzate in Europa per fermare il flusso di migranti ha detto “che fare muri non è una soluzione: ne abbiamo visto cadere uno, nel secolo scorso. Non risolve niente. Dobbiamo fare ponti. Ma i ponti si fanno intelligentemente, si fanno con il dialogo, con l’integrazione. E per questo, io capisco un certo timore. Ma chiudere le frontiere non risolve niente, perché quella chiusura alla lunga fa male al proprio popolo. L’Europa deve urgentemente fare politiche di accoglienza e integrazione, di crescita, di lavoro, di riforma dell’economia … Tutte queste cose sono i ponti che ci porteranno a non fare muri. La paura ha tutta la mia comprensione; ma dopo quello che ho visto – e cambio il tema, ma voglio dirlo oggi – e che voi stessi avete visto, in quel campo per rifugiati… era da piangere! I bambini… Ho portato con me, per farvi vedere: i bambini mi hanno regalato tanti disegni. Uno: cosa vogliono i bambini? Pace, perché soffrono. Lì hanno corsi di educazione, nel campo… Cosa hanno visto, quei bambini! Guardate questo: hanno visto anche un bambino annegare. Questo i bambini l’hanno nel cuore! Davvero, oggi era da piangere. Era da piangere. Lo stesso tema lo ha fatto questo bambino dell’Afghanistan: il barcone che viene dall’Afghanistan arriva in Grecia. Questi bambini hanno nella memoria questo! E ci vorrà tempo per elaborarlo. Questo: il sole che vede e piange. Ma se il sole è capace di piangere, anche noi: una lacrima ci farà bene“.
Vanno risanate origini e radici di pazzoidi poteri e conniventi, ipocrite complicità.
I mari “cimiteri” e i centri di torture non si risolvono con scervellati travasi d’interi continenti.
Ben vengano i vari soccorsi umanitari, ma ognuno concreti, in ambito delle proprie competenze, interventi coerenti e costanti di risanamento delle folli origini da cui si dirama, senza freno e soluzione, l’universale distruzione devastante che quotidianamente opera senza alcun freno.
Le verità camuffate rincorrono solo rattoppi: non definiscono e non sanano.
Santo Padre, grazie per questi esempi concreti che Tu ci dai, voglio condividere queste mie riflessioni per aiutarci a “crescere” e essere in grado di costruire ponti. Tu chiarisci del perché Ospiti musulmani, loro, intelligentemente con le carte in regola, i cristiani no,—-gli stranieri venendo in Italia si informano sulle leggi e regole, quelli perbene le rispettano, gli Italiani sempre aspettando raccomandazioni, conoscenze, deresponsabilizzazione, poi magari si critica il Tuo operato sulla scelta…Abbiamo anche tanti Italiani in mezzo alla strada, tanti sono ai bordi cercando di non “caderci”, Riinvita le suore a aprire le loro case, ci sono anche in Roma istituti di suore bellissimi con giardini meravigliosi, tanti spazi con 5 suore, negarono anche a me un monolocale in affitto ,alternativa alla casa di riposo che prego Dio non doverne avere bisogno, giustificarono per problemi logistici, non comodi alla loro privacy. Loro mettono muri, muri fisici, muri morali, muri spirituali. Come e’ il loro cuore? io che non sono nessuno, ospitai una donna Italiana e un ragazzo Nigeriano, erano senza casa e senza mangiare, ospitai, e io non sono nessuno.—non sono ricca.———Ivana Barbonetti.