È già passato più di un anno da quando Papa Francesco si recò in visita pastorale a Lampedusa ma la situazione non ha trovato una via di soluzione, anzi “a distanza di un anno il problema dell’immigrazione si sta aggravando – ha detto il Pontefice in un – e altre tragedie si sono purtroppo susseguite ad un ritmo incalzante“.
È il dramma di tanti “nostri fratelli e sorelle, che affrontano viaggi estenuanti” ha commentato il Santo Padre “per fuggire da drammi, povertà, guerre, conflitti” e fanno questo con la speranza nel cuore, la speranza di un riscatto per loro e per la loro famiglia. Invece, al posto di incontrare un futuri, incontrano la morte.
“Il nostro cuore fa fatica ad accettare la morte di questi nostri fratelli e sorelle” e per questo, a un anno di distanza, “mi reco ancora una volta spiritualmente al largo del mare Mediterraneo per piangere con quanti sono nel dolore – ha detto – e per gettare i fiori della preghiera di suffragio per gli uomini, le donne e i bambini che sono vittime di un dramma che sembra senza fine“.
L’origine di questo dramma consiste nelle “politiche internazionali” che evidentemente non sono corrette poiché è sotto gli occhi del mondo intero cosa esse generino. Tuttavia non è possibile superare questo dramma “con la logica dell’indifferenza“: la soluzione può esistere unicamente adottando una logica differente, “la logica dell’ospitalità e della condivisione al fine di tutelare e promuovere la dignità e la centralità di ogni essere umano“.
È per questo che Papa Francesco nuovamente chiede “alle comunità cristiane e ad ogni persona di buona volontà a continuare a chinarsi su chi ha bisogno per tendergli la mano, senza timore, senza calcoli, con tenerezza e comprensione“. Fermo rimanendo, ha concluso il Pontefice, che è necessario che “le Istituzioni competenti, specialmente a livello Europeo, siano più coraggiose e generose nel soccorso ai profughi“.
Non fuggono dalla poverá, il prezzo del “biglietto” che pagano è da benestanti, tanti di noi non possono pagare tali somme.
La povertá nell’Ue è più grave perchè non ci sono aiuti ai nati nell’Ue, ogni tipo di aiuto è concesso solo per raccomandazione, anche la Caritas stessa umiglia e maltratta chi sta male allo stesso modo dei servizi sociali statali. Ormai è arrivata l’ ora di cambiare il nome “Caritas” in un altro perchè il modo di fare è contrario alla parola “carita” e rappresenta la partecipazione nei reati dei servizi sociali statali tramite reato di omissione di querela in seguito alle notizie dei reati apprese dalle persone che vengono a chiedere aiuto è che sono le prove viventi dei reati dei servizi sociali statali. “Maltrattalitas”, “denigratalitas”, “disprezzalitas”, “servizio sociale della chiesa cattolica solo per i raccomandati” – sono i nomi idonei per la “Caritas”. I clandestini africani sono raccomandati direttamente dal Papa. È gli altri sono discriminati e trattati da rifiuti e da reietti.
Quando una persona viene matrattata, disprezzata e umiliata alla Caritas lo percepisce come odio da parte di Gesù riversato in faccia, si sente reietta da Gesù. Il comportamento dei dipendenti (“volontari a pagamento”) della Caritas verso i non raccomandati è un tema serio, grave e raccapriciante da affrontare. Gli africani ricevono nell’Ue molto di più che la gente locale che muore di freddo, di fame e di disprezzo.
Nonostante i continui tentativi del nostro amatissimo Papa non riusciamo
a risolvere odio – pietà – noncuranza del mondo intero. Il Signore ci ha dato il libero arbitrio e noi cosa facciamo? Nessuno piange per chi muore in mare sperando di vivere come umano, tutto il mondo trascura cosa ci ha insegnato Dio eppoi ci lamentiamo per le più piccole cose che succedono a noi. Ma -NOI – chi siamo? “chi siamo?” esseri immondi senza oietà e senza timore di Dio che da lassù ci guarda e giudica. Prego per loro
per tutti,anche per i malvagi che ingombrano questa terra che sarebbe così bella. Grazie Papa Francesco, sei meraviglioso!