“Con viva commozione incontro voi, che soffrite nel vostro corpo o nel vostro animo perché, una sera di festa, la violenza vi ha colpito ciecamente, voi o uno dei vostri cari, senza badare all’origine o alla religione“: con queste parole Papa Francesco ha iniziato il proprio discorso ai familiari delle vittime dell’attentato di Nizza del 14 luglio 2016.
Proprio la brutalità con la quale si è svolto l’attentato, nel quale “la cui vita è stata strappata all’improvviso e in modo drammatico” a famiglie intere, bambini compresi, ci mostra come quella che alcuni vorrebbero dipingere come una guerra di religione, in verità non guardi affatto in faccia all’appartenza religiosa. Tra i morti e i feriti, infatti, troviamo “rappresentanti di tutte le confessioni religiose“, e, seppur nel dolore, “questo è un segno molto bello di speranza“.
E la speranza è stato proprio il centro della riflessione di Papa Francesco, il quale ha sottolineato come “l’Apostolo Paolo ce lo assicura: «Se siamo morti con Cristo, crediamo che anche vivremo con lui, sapendo che Cristo, risorto dai morti, non muore più; la morte non ha più potere su di lui» (Rm 6,8-9). Possa la certezza della vita eterna, che appartiene anche a credenti di altre religioni, esservi di consolazione nel corso della vita, e costituire un forte motivo di perseveranza per continuare con coraggio il vostro cammino quaggiù“.
Nel rassicurare ai sopravissuti, che sono tutte “persone rimaste ferite, in certi casi atrocemente mutilate, nella carne o nello spirito”, la vicinanza e compassione della Chiesa, nonché le sue personali preghiere, Papa Francesco non ha tralasciato di sottolineare come “stabilire un dialogo sincero e relazioni fraterne tra tutti, in particolare tra quanti confessano un Dio unico e misericordioso, è una urgente priorità che i responsabili, sia politici sia religiosi, devono cercare di favorire e che ciascuno è chiamato ad attuare intorno a sé“.
Infatti, ha concluso il Papa, “la tentazione di ripiegarsi su sé stessi, oppure di rispondere all’odio con l’odio e alla violenza con la violenza è grande” ma sarebbe una strada senza sbocco. È dunque necessaria “un’autentica conversione del cuore è necessaria”, del resto Gesù stesso, nel Vangelo, ci dice che “si può rispondere agli assalti del demonio solo con le opere di Dio che sono perdono, amore e rispetto del prossimo, anche se è differente“.