All’Angelus il nostro Pontefice ci ha ricordato l’esortazione di Gesù a porgere l’altra guancia, a perdonare i nemici, perché questo sì che è straordinario.
Dobbiamo superare i nostri limiti e agire in maniera straordinaria, ovvero diversamente dal solito. Invece noi cerchiamo “di avere tutto abbastanza in ordine e sotto controllo, in modo che corrisponda alle nostre aspettative, alla nostra misura: temendo di non ricevere il contraccambio o di esporci troppo e poi restare delusi, preferiamo amare soltanto chi ci ama per evitare le delusioni, fare del bene solo a chi è buono con noi, essere generosi solo con chi può restituirci un favore; e a chi ci tratta male rispondiamo con la stessa moneta, così siamo in equilibrio”.
Questo non va bene, non cambierebbe le cose e rimarremmo sempre nella stessa situazione. E senza nessuna speranza di poter essere mai salvati, ma per fortuna Dio agisce in maniera diversa: “l’amore di Dio è sempre ‘straordinario’, va oltre, va oltre i criteri abituali con cui noi umani viviamo le nostre relazioni”.
Ecco che dovremmo uscire dalla logica del bilanciamento, dell’agire solo per avere qualcosa in cambio, “mentre noi tentiamo di restare nell’ordinario dei ragionamenti utilitari, Lui ci chiede di aprirci allo straordinario, allo straordinario di un amore gratuito; mentre noi tentiamo sempre di pareggiare i conti, Cristo ci stimola a vivere lo sbilanciamento dell’amore”.
Lo sbilanciamento dell’amore è quello che ha permesso a Gesù di immolarsi sulla croce per noi peccatori, di liberarci senza ottenere in cambio nulla. Senza che lo meritassimo. Quindi “Dio ci ama mentre siamo peccatori, non perché siamo buoni o in grado di restituirgli qualcosa. Fratelli e sorelle, l’amore di Dio è un amore sempre in eccesso, sempre oltre i calcoli, sempre sproporzionato”. E ci chiede di fare lo stesso, di amare senza nessun tornaconto; solo così potremo cambiare le cose.