La preghiera presa in esame all’Udienza odierna è quella in comunione con i Santi, quel “fiume maestoso di invocazioni che ci precede e che prosegue dopo di noi.”
Le preghiere, che racchiudono la nostra storia e le nostre origini, sono “diffusive, si propagano in continuazione, con o senza messaggi sui social: dalle corsie di ospedale, dai momenti di ritrovo festoso come da quelli in cui si soffre in silenzio… Il dolore di ciascuno è il dolore di tutti, e la felicità di qualcuno si travasa nell’animo di altri. Il dolore e la felicità, fanno parte dell’unica storia.”
Ed ecco dunque la comunione, spiega il Pontefice: “ogni volta che congiungiamo le mani e apriamo il cuore a Dio, ci ritroviamo in una compagnia di santi anonimi e di santi riconosciuti che con noi pregano, e che per noi intercedono, come fratelli e sorelle maggiori transitati per la nostra stessa avventura umana. Nella Chiesa non c’è un lutto che resti solitario, non c’è lacrima che sia versata nell’oblio.”
Questi Santi sempre presenti anche nei Vangeli ma “che non adoriamo – beninteso, non adoriamo questi santi –, ma che veneriamo e che in mille modi diversi ci rimandano a Gesù Cristo, unico Signore e Mediatore tra Dio e l’uomo.”
In che modo possiamo pregare con i Santi? “preghiamo gli uni per gli altri, domandiamo e offriamo preghiere… Il primo modo di pregare per qualcuno è parlare a Dio di lui o di lei.[…] Pregare per gli altri è il primo modo di amarli e ci spinge alla vicinanza concreta”, perché la preghiera cambia il cuore e ci avvicina agli altri.
Quando siamo in difficoltà possiamo chiedere ai Santi, di cui molti portano il nome, di pregare per noi, “non aspettano altro che di “darci una mano” nella vita, di darci una mano per ottenere da Dio le grazie di cui abbiamo più bisogno.”