È la longevità il tema all’Udienza che si è tenuta nell’Aula Paolo VI; la vecchiaia dei nostri antenati narrata nella Sacra Bibbia, durata tempi infiniti rispetto ai nostri.
“Padri e figli vivono insieme, per secoli! Questa cadenza secolare dei tempi, narrata con stile rituale, conferisce al rapporto fra longevità e genealogia un significato simbolico forte” spiega il Pontefice. Sono gli inizi della vita dell’uomo, essa “immersa nella tensione fra la sua origine ‘a immagine e somiglianza’ di Dio e la fragilità della sua condizione mortale, rappresenta una novità tutta da scoprire. E chiede un lungo tempo di iniziazione, in cui è indispensabile il sostegno reciproco tra le generazioni.”
Oggi invece va tutto troppo di fretta, non si aspetta il giusto tempo e “i giovani sono vittime inconsapevoli di questa scissione fra il tempo dell’orologio, che vuole essere bruciato, e i tempi della vita, che richiedono una giusta ‘lievitazione’”.
Al contrario invece la vecchiaia ha bisogno di spazi e ritmi più lenti, che non vuol dire improduttivi; “ci vuole dialogo fra le generazioni: se non c’è dialogo tra giovani e anziani, tra adulti, se non c’è dialogo, ogni generazione rimane isolata e non può trasmettere il messaggio. Un giovane che non è legato alle sue radici, che sono i nonni, non riceve la forza – come l’albero ha la forza dalle radici – e cresce male, cresce ammalato, cresce senza riferimenti.”
Prendiamoci del tempo, che non è mai tempo perso, per stare con i bambini e con gli anziani “perché loro ci danno un’altra capacità di vedere la vita. […] I ritmi della vecchiaia sono una risorsa indispensabile per cogliere il senso della vita segnata dal tempo.” Non rimaniamo schiavi del tempo, della fretta, ma riprendiamo i giusti ritmi che danno un senso alla nostra vita, armonizzando le diverse generazioni e dialogando con tutte.