L’Angelus di questa ultima domenica di marzo ci ricorda, attraverso la parabola del Figliol prodigo, che Dio ha un cuore grande e sempre perdona le nostre mancanze.
Sappiamo infatti dal Vangelo di Luca che il padre “non solo riaccoglie, ma gioisce e fa festa per il suo figlio, tornato a casa dopo aver dilapidato tutti gli averi.” Nello stesso tempo però mette in guardia sul disappunto del figlio maggiore, che protesta di fronte alla gioia del padre per il ritorno del fratello.
Non si spiega infatti perché a lui non viene riconosciuto il merito per un comportamento sempre ligio al dovere e rispettoso delle regole. “Nel rapporto con il Padre egli basa tutto sulla pura osservanza dei comandi, sul senso del dovere” spiega il Pontefice, ma questo potrebbe anche essere un nostro problema, “tra noi e con Dio: perdere di vista che è Padre e vivere una religione distante, fatta di divieti e doveri. E la conseguenza di questa distanza è la rigidità verso il prossimo, che non si vede più come fratello.”
Per questo nella parabola il fratello lo indica come “tuo figlio” e si rifiuta di rientrare in casa, tanto che il padre lo rassicura che tutti i figli sono uguali per lui, ma in quel momento bisogna rallegrarsi per il ritorno di uno di loro che si era perduto.
Fare festa “perché questo aiuterà a superare la paura e lo scoraggiamento, che possono venire dal ricordo dei propri peccati. Chi ha sbagliato, spesso si sente rimproverato dal suo stesso cuore; distanza, indifferenza e parole pungenti non aiutano.” Bisogna invece accogliere il peccatore facendolo sentire amato.
E bisogna rallegrarsi, perché se seguiamo gli insegnamenti di Dio dobbiamo essere felici quando un fratello che si era perso ritrova la strada e si riavvicina al Padre, senza puntare il dito sui suoi peccati.
Rev.ma Santità
Venerdì 25, dopo la Celebrazione da Lei presieduta, il cielo era tutto blu e la Basilica rifletteva le luci gialle.
Uno spettacolo tra Cielo e Terra che riproduceva la bandiera ucraina
Con sincera devozione
Raffaella Bertone