Oggi dopo la messa nella basilica vaticana per celebrare il due apostoli Pietro e Paolo santi patroni di Roma, l’Angelus di Papa Francesco ricorda proprio alcuni episodi della vita di Pietro.
Due volte in prigione, ma solo la prima volta è stato liberato da un angelo. “Come mai prima fu liberato dalla prova e poi no? “si chiede il Pontefice. “Perché c’è un percorso nella vita di Pietro, che può illuminare il percorso della nostra vita. Il Signore gli concesse tante grazie e lo liberò dal male: fa così anche con noi.” Anche se noi spesso lo cerchiamo solo quando abbiamo bisogno “Dio vede più lontano e ci invita ad andare oltre, a cercare non solo i suoi doni, ma a cercare Lui, che è il Signore di tutti i doni”. Cosa vuol dire? “La cosa più importante della vita è fare della vita un dono […] Noi cresciamo se ci doniamo agli altri. Guardiamo a san Pietro: non è diventato un eroe per essere stato liberato dal carcere, ma per aver dato la vita qui.” Far dono della vita non vuol dire solo generare figli, però. E’ anche occuparsi di chi ha bisogno, di chi ci è vicino, e soprattutto, ricorda Bergoglio, degli anziani “mi vengono in mente tanti anziani, che sono lasciati soli dalla famiglia[…] E questo è un dramma dei nostri tempi: la solitudine degli anziani. La vita dei figli e dei nipoti non si fa dono per gli anziani.”
Ecco quindi la richiesta da fare a Dio “ non solo la grazia del momento, ma la grazia della vita” perché il vero segreto di una vita beata e felice è “Riconoscere Gesù, ma Gesù come Dio vivente” . Così come Pietro ha costruito la sua vita su Gesù, e Paolo si è donato al vangelo, anche noi dobbiamo chiederci “ “E io, come imposto la vita? Penso solo ai bisogni del momento o credo che il mio vero bisogno è Gesù, che fa di me un dono?”