Nella Giornata internazionale dei rom e dei sinti, che cade come ogni anno l’8 aprile, Papa Francesco ha invitato la Chiesa e la società civile a trovare delle soluzioni che possano superare una volta per tutte quelle barriere che impediscono a queste popolazioni di veder riconosciuti i loro diritti fondamentali e di rispondere dei loro doveri.
“Conosco le difficoltà del vostro popolo – ha detto Francesco ai rom –. Visitando alcune parrocchie romane, nelle periferie della città, ho potuto ascoltare i vostri problemi, le vostre inquietudini e ho constato che chiamano in causa sì la Chiesa, ma anche le autorità locali. Ho potuto vedere le condizioni precarie in cui vivono molti di voi, dovute soprattutto alla mancanza di lavoro e dei necessari mezzi di sussistenza. Questa è una situazione che contrasta col diritto di ogni persona ad una vita dignitosa”.
Degrado e abbandono. Queste le parole che risuonano martellanti e che descrivono le condizioni di vita della comunità rom e sinti in Italia. Una condizione che il Papa ha avuto modo di constatare di persona visitando a sorpresa il campo nomadi nel quartiere di Pietralata, a Roma, già un paio di anni fa. “Non vogliamo più assistere a tragedie in cui i bambini muoiono di freddo o tra le fiamme, o diventano oggetti di persone depravate, né di giovani e donne coinvolti nei traffici di droga o di esseri umani”, ha sottolineato il Papa.
Francesco si è augurato quindi che su rom e sinti possa aprirsi una stagione nuova, una stagione da cui possano venire sradicati i pregiudizi secolari e le diffidenze che spesso sono all’origine della discriminazione, del razzismo e della xenofobia. L’augurio della Chiesa, è che nessuno più si senta isolato e che nessuno più sia autorizzato a giocare con la dignità e i diritti altrui. Da qui, le parole di conforto: “Voi – ha concluso Francesco rivolgendosi ai rom – non siete ai margini della società. Voi siete nel cuore della Chiesa”.
Io credo che noi, tutti dobbiamo aprire il cuore, non solo ai rom,—-ma chi ha abitudini, mentalita’ modi di fare, modalita’ ,
diverse dal paese che hanno “scelto” di abitare
dovrebbero aprire il cuore con gratitudine
ma aprire la mente a capire e rispettare la mentalita’, le abitudini
le modalita’ che ci sono nel paese che sono “costretti” a ospitarli.
Invece si fanno strada con prepotenza, arroganza, e non solo i rom, la citta’ di Roma e’ stata portata nel degrado, nel clientelismo parentale a danno dei cittadini romani non solo dai rom, ma da tutti, anche italiani, che si sono fatta “strada” in quel modo, arroganza, prepotenza, maleducazione,—-questo crea dissapori, distanze e non accettazione, — ghettizzazione dove c’e’ ancora piu’ ignoranza e prepotenza, mafie dove italiani vivono l’unita’ nel male e non nel bene.