Papa Francesco nel corso della riflessione mattutina di oggi, 3 marzo 2014, ha parlato delle vocazioni, concentrando la propria omelia sul definire cosa trattiene le persone dal scegliere di seguire Gesù.
Come sempre la riflessione del Pontefice nasce dalle Scritture del giorno, particolarmente dalla Lettura del Vangelo di Marzo (cap. 10, 17-27) laddove incontriamo un uomo che possedeva un “cuore inquieto“.
Quando l’uomo vede passare il signore gli corre incontro e una volta gettatosi ai suoi piedi, gli chiede cosa si debba fare per ottenere la vita eterna. È chiaro, continua Bergoglio, che era “lo Spirito Santo che lo spingeva ad avvicinarsi a Gesù e a seguirlo” ma a questo uomo mancò il coraggio.
Gesù infatti rispose all’uomo di andare, vendere tutti i propri beni e darli ai poveri; e quindi seguirlo. L’uomo però al posto di aderire alla proposta del Signore, si fa scuro in volto. Cosa succede dunque nel cuore di questo uomo?
Ebbene, continua il Vescovo di Roma quell’uomo aveva “un cuore pieno” ma “pieno di soldi” e quanto a lui è mancato è stato il “coraggio di svuotarlo”. Quell’uomo, al sentire la proposta di Gesù “ha fatto la scelta: i soldi. Il cuore pieno di soldi“.
Attenzione, ha precisato il Pontefice “erano soldi onesti“: quell’uomo non aveva rubato né truffato, era un uomo buono “ma il suo cuore era imprigionato lì, era legato ai soldi e non aveva la libertà di scegliere. I soldi hanno scelto per lui“.
L’icona del Vangelo rappresenta proprio quanto succede anche oggi laddove vediamo molti giovani che si avvicinano al Signore ma alla fine non hanno questo coraggio: continua ad esserci qualcosa che ferma la loro vocazione.
Perché la chiamata del Signore possa venire e dare frutto è necessario essere liberi e non schiavi: bisogna avere il cuore libero per Gesù. Come comunità dobbiamo pregare perché le vocazioni, che ci sono, possano crescere e “affinché il Signore possa entrare in quei cuori e dare questa gioia indicibile e gloriosa che ha ogni persona che segue da vicino Gesù“.
Liberi lo siamo sempre stati, liberi e forse anche invidiati a causa della nostra libertà. Non sappiamo se è cosa buona dirlo (per vantarcene o per testimoniarlo? Non lo sappiamo) ma abbiamo chiuso con tutto e con tutti per seguire il Signore, ma è probabile che i nostri amici si siano chiesti perché siamo arrivati a tanto, perché stiamo così bene con noi stessi e perché sorridiamo sempre nonostante i nostri errori ma è probabile che siano giunti alla conclusione che non sono i soldi (che non abbiamo) che fanno la nostra felicità, ma è la nostra (poca) Fede che fa la nostra tranquillità. Hanno già capito che i mali del mondo derivano dalla secolarizzazione e ne siamo sicuri, ma hanno forse ammesso che i filosofi, a partire da Cartesio, si sono sbagliati perché volevano dirci che ci vogliono ancora bene e abbiamo lasciato un buon ricordo nei loro cuori? Non siamo stati noi che abbiamo smontato altrove la retorica post cartesiana con estrema facilità? No. Non siamo stati noi! Eppure siamo peccatori. Eppure siamo superbi, eppure siamo anche narcisi nei nostri modi di fare, oppure siamo troppo complessi per noi stessi anche se ci capiscono tutti. Siamo liberi e per questo diciamo sì quando è sì e no quando è no, ma vediamo che sono tutti un po’ cattivi e un po’ buoni, perché ci sanno fare ma non sappiamo per quale motivo, è il loro modo di fare ma non si capisce che cosa sono e dove vogliono arrivare. Si nascondono nella penombra in un gioco di vedo e non vedo del quale non comprendiamo nulla.