Argomento dell’Angelus è la chiamata di Gesù ai discepoli sul lago di Galilea, il suo invito a seguirlo. A seguire Colui che il Battista aveva già annunciato.
Anche oggi, osserva il Pontefice, il Signore continua a chiamarci e ci chiede di seguirlo. Lo facciamo così come hanno fatto i discepoli? Lasciamo tutto per accogliere la Sua chiamata? “Si deve decidere: lascio alcune certezze e parto per una nuova avventura, oppure rimango dove come sono? È un momento decisivo per ogni cristiano, perché qui si gioca il senso di tutto il resto. Se non si trova il coraggio di mettersi in cammino, c’è il rischio di restare spettatori della propria esistenza e di vivere la fede a metà”.
Il coraggio è la chiave, il coraggio di lasciare tutto. “Che cosa dobbiamo lasciare?-chiede Papa Francesco– Certamente i nostri vizi e i nostri peccati, che sono come ancore che ci bloccano a riva e ci impediscono di prendere il largo. Per incominciare a lasciare è giusto che partiamo dal chiedere perdono: perdono delle cose che non sono state belle: lascio quelle cose e vado avanti”.
Non solo, “occorre lasciare anche ciò che ci trattiene dal vivere pienamente, per esempio come le paure, i calcoli egoistici, le garanzie per restare al sicuro vivendo al ribasso. E bisogna anche rinunciare al tempo che si spreca dietro a tante cose inutili”.
“Per realizzare la vita occorre accettare la sfida di lasciare”. Come i neogenitori che lasciano abitudini e quieto vivere per accogliere i bambini, “è un sacrificio, ma basta uno sguardo ai bambini per capire che era giusto lasciare certi ritmi e comodità, per avere questa gioia”. Ecco il coraggio. Riflettiamo dunque su quello a cui dovremmo rinunciare per seguire Gesù, “Quali sono le cose materiali, i modi di pensare, le abitudini che ho bisogno di lasciare per dirgli davvero ‘sì’”?