Il Papa ha celebrato la Santa Messa in Canada, dove si trova per il suo Viaggio apostolico, e nell’omelia ha ricordato che oggi si festeggiano i nonni di Gesù, Gioacchino e Anna.
Tutti abbiamo avuto dei nonni, che rappresentano le nostre radici. “Siamo figli di una storia da custodire– ricorda il Pontefice- le nostre radici, l’amore che ci ha atteso e che abbiamo ricevuto venendo al mondo, gli ambienti familiari in cui siamo cresciuti, fanno parte di una storia unica, che ci ha preceduti e generati. Non l’abbiamo scelta noi, ma ricevuta in dono; ed è un dono che siamo chiamati a custodire”.
Siamo l’eredità di qualcuno, genitori e nonni, che ci hanno insegnato che l’amore “non è mai una costrizione, non priva mai l’altro della sua libertà interiore. Gioacchino e Anna hanno amato così Maria e hanno amato Gesù; e Maria ha amato così Gesù, con un amore che non lo ha mai soffocato né trattenuto, ma lo ha accompagnato ad abbracciare la missione per cui era venuto nel mondo” .
Dobbiamo custodire la storia che ci hanno tramandato e conservare le nostre radici, prendercene cura ma, nello stesso tempo, oltre che “figli di una storia da custodire siamo artigiani di una storia da costruire” . Cosa lasceremo noi ai nostri eredi? “Una fede viva o ‘all’acqua di rose’, una società fondata sul profitto dei singoli o sulla fraternità, un mondo in pace o in guerra, un creato devastato o una casa ancora accogliente?”
Siamo creatori di un nuovo futuro e una nuova pace; dobbiamo “costruire un avvenire migliore. Un avvenire dove gli anziani non vengono scartati perché funzionalmente ‘non servono più’; un avvenire che non giudichi il valore delle persone solo da quanto producono; un avvenire che non sia indifferente verso chi, ormai avanti con l’età, ha bisogno di più tempo, ascolto e attenzione”.