Cos’è un segno secondo il Vangelo? Questa la domanda a cui cerca di rispondere il Pontefice all’Angelus, parlando del noto episodio delle nozze di Cana, quando Gesù trasformò l’acqua in vino.
Non di miracolo parlano i Vangeli, ma di segno, “un indizio che rivela l’amore di Dio, che non richiama cioè l’attenzione sulla potenza del gesto, ma sull’amore che lo ha provocato. Ci insegna qualcosa dell’amore di Dio, che è sempre vicino, tenero e compassionevole.” Gesù, su esortazione della Madonna, compie un gesto che permette la buona riuscita della festa, ma lo fa di nascosto, senza prendersi meriti. Chi lo ha visto però sente nascere in sé la fede, perché vede “anche il modo di agire di Gesù, questo suo servire nel nascondimento – così è Gesù: ci aiuta, ci serve nel nascondimento, in quel momento.”
Cosa che fa riflettere è anche il gesto stesso, “non è una guarigione straordinaria o un prodigio nel tempio di Gerusalemme, ma un gesto che viene incontro a un bisogno semplice e concreto di gente comune, un gesto domestico, un miracolo, diciamo così, ‘in punta di piedi’, discreto, silenzioso. Egli è pronto ad aiutarci, a risollevarci. E allora, se siamo attenti a questi ‘segni’, veniamo conquistati dal suo amore e diventiamo suoi discepoli.”
E l’amore di Dio si nota anche dal fatto che il vino, anche alla fine della festa, quando nessuno si sarebbe accorto della differenza, continua ad essere il migliore. “Simbolicamente questo ci dice che Dio vuole per noi il meglio, ci vuole felici. Non si pone limiti e non ci chiede interessi. […] la gioia che Gesù lascia nel cuore è gioia piena e disinteressata.” Chiediamoci dunque se quando Dio ha operato nella nostra vita siamo stati in grado di riconoscerne i segni, se quando ne abbiamo avuto bisogno abbiamo sentito il suo amore.