Si festeggia l’Epifania del Signore e all’Angelus non si può non parlare dell’episodio dei Magi, i sapienti giunti da tanto lontano per adorare il Signore che si ritrovano davanti un neonato.
Non si scompongono, non protestano, si prostrano e il loro gesto di adorazione è sorprendente, non è facile infatti adorare un semplice bambino. “Non è facile adorare questo Dio, la cui divinità rimane nascosta e non appare trionfante. Vuol dire accogliere la grandezza di Dio, che si manifesta nella piccolezza: questo è il messaggio. I magi si abbassano di fronte all’inaudita logica di Dio, accolgono il Signore non come lo immaginavano, ma così com’è, piccolo e povero.” In completa umiltà. La loro umiltà nell’adorare chi con umiltà si presenta al mondo. “Gli scrigni che aprono sono immagine del loro cuore aperto: la loro vera ricchezza non consiste nella fama, nel successo, ma nell’umiltà, nel loro ritenersi bisognosi di salvezza.” Un esempio anche per noi oggi.
Solo se siamo umili possiamo riconoscere e accogliere il Signore, non dobbiamo mettere sempre noi stessi al centro di tutto: “se al centro di tutto rimaniamo sempre noi con le nostre idee e presumiamo di vantare qualcosa davanti a Dio, non lo incontreremo mai fino in fondo, non arriveremo ad adorarlo. […] Perché l’adorazione passa attraverso l’umiltà del cuore.” Altrimenti, presi dal primeggiare, non ci accorgiamo di Dio che magari ci passa vicino, non lo vediamo.
Chiediamoci dunque se sappiamo essere umili e riconoscere di avere bisogno di Dio sempre, o se lo preghiamo soltanto quando ci fa comodo: “prego e adoro solo quando ho bisogno di qualcosa, oppure lo faccio con costanza perché credo di avere sempre bisogno di Gesù?” Mettiamo Dio al centro del nostro mondo e del nostro cuore, teniamolo stretto e camminiamo senza mai perdere di vista la stella che ci conduce a lui.