Papa Francesco durante la , celebrata nella Basilica Vaticana in occasione dell’ostensione dei due santi cappuccini, San Pio da Pietralcina e San Leopoldo Mendic, ha ricordato come proprio questi due santi siano la sintesi della tradizione dei frati cappuccini, che è “una tradizione di perdono, di dare il perdono“.
Ascoltare, pregare e perdonare: questi tre verbi racchiudono la vocazione del frate cappuccino: “tra di voi ci sono tanti bravi confessori – ha sottolineato il Santo Padre – è perché si sentono peccatori… e davanti alla grandezza di Dio continuamente pregano: “Ascolta, Signore, e perdona” (cfr 1 Re 8,30). E perché sanno pregare così, sanno perdonare“.
Al contrario, “invece, quando qualcuno si dimentica la necessità che ha di perdono – ha aggiunto il Vescovo di Roma – lentamente si dimentica di Dio, si dimentica di chiedere perdono e non sa perdonare. L’umile, colui che si sente peccatore, è un gran perdonatore nel confessionale. L’altro, come questi dottori della legge che si sentono “i puri”, “i maestri”, sanno soltanto condannare“.
Quella di trasformarsi da perdonatori a condannatori è la grande tentazione a cui è sottoposto ciascun Ministro nel confessionale: proprio per questo, in modo spontaneo, Francesco ha detto ai cappuccini lì riuniti “vi parlo come fratello, e in voi vorrei parlare a tutti i confessori, specialmente in quest’Anno della Misericordia: il confessionale è per perdonare. E se tu non puoi dare l’assoluzione – faccio questa ipotesi – per favore, non “bastonare”. La persona che viene, viene a cercare conforto, perdono, pace nella sua anima; che trovi un padre che lo abbracci e gli dica: “Dio ti vuole bene”; e che lo faccia sentire!“.
“Voi Cappuccini avete questo speciale dono del Signore: perdonare. – ha concluso il Santo Padre – Io vi chiedo: non stancatevi di perdonare!” Ha dunque terminato l’omelia raccontando un aneddotto personale
Penso a uno che ho conosciuto nell’altra diocesi, un uomo di governo, che poi, finito il suo tempo di governo come guardiano e provinciale, a 70 anni è stato inviato in un santuario a confessare. E quest’uomo aveva una coda di gente, tutti, tutti: preti, fedeli, ricchi, poveri, tutti! Un gran perdonatore. Sempre trovava il modo di perdonare, o almeno di lasciare in pace quell’anima con un abbraccio. E una volta andai a trovarlo e mi disse: “Senti, tu sei vescovo e puoi dirmelo: io credo che pecco perché perdono troppo, e mi viene questo scrupolo…” – “E perché?” – “Non so, ma sempre trovo come perdonare…” – “E cosa fai, quando ti senti cosi?” – “Vado in cappella, davanti al tabernacolo, e dico al Signore: Scusami, Signore, perdonami, credo che oggi ho perdonato troppo. Ma, Signore, sei stato Tu a darmi il cattivo esempio!’”. Ecco. Siate uomini di perdono, di riconciliazione, di pace.
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L’ipocrisia è la fonte dei peggiori peccati; lo ha ripetuto infinitamente anche Papa Francesco,
La sincerità, anche se, per taluni, può apparire fastidiosa, è apprezzata da Dio, che sa distinguere chi parla col cuore e con leale desiderio di chiarezza, e chi ostenta umile acquiescenza e convergenza per mero, futile protagonismo.
La misericordia di Dio annienti i poteri del Male, concedendo agli uomini la forza e la sagacia di resistere e respingere le sue subdole tentazioni. Il “libero arbitrio” sia bilanciato dalla Misericordia di Dio, che conosce la debolezza dell’uomo, creato imperfetto, e l’enorme, strategico potere del Male.
Infine, non mi stancherò mai di dirlo, occorre coerenza e vigilanza in ambito di chi è consacrato nella trasmissione della parola di Dio: la superbia, la convinta intoccabilità e gli autoritarismi emarginanti non s’inseriscono ed, ancor meno, osservano, la Misericordia di Dio. Ma anche lasciare correre stride con la Misericordia di Dio.
Caro Papa Francesco. La Confessione è un Sacramento ormai obsoleto.
Vedo tanta gente comunicarsi senza essersi confessata. Ai miei tempi era un sacrilegio, ma visto che ora le cose vanno così, propongo di abolire la confessione come tale (residuo medioevale dell’inquisizione) e trasformarla in “colloquio” di perdono e misericordia per tutti i peccatori. Se poi qualcuno avesse necessità di liberarsi la coscienza da un peso divenuto troppo forte, allora il segreto del “colloquio” potrebbe proseguire come prima il segreto del confessionale.
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Certo che, davanti ad una misericordia divina, così infinita, come Lei caro Papa Francesco ci sta rivelando…nessuno, dico nessuno…può concedersi delle attenuanti al persistere nella via del peccato…Siamo umani, è vero…siamo deboli, difronte alla tentazione…ma, davanti ad un perdono così immenso e incontestabile, non ci si può non arrendere, all’amore che ci viene proposto e , con tanto rammarico e pentimento, per essere stati così fragili…l’unica cosa che ci rimane da fare, è accettare l’abbraccio, conciliatore e purificatore, del Signore e, con la nostra mano nella Sua….ricominciare il nostro cammino, nella giusta strada. Grazie papà Francesco…e buon viaggio! Pregherò per Lei, insieme ai fratelli.
Credo che chi cerca il perdono, DIO lo ha mezzo perdonato, il confessore conclude l’opera di DIO. Prego per quelli che non cercano il perdono, che credono di non averne bisogno, credono di stare nel giusto come pensano loro senza confrontarsi, mettersi in discussione, mettere in discussione il modo di essere senza autogiustificazioni, responsabilizzarsi. Per queste anime prego, prego per me per avere la consapevolezza di essere peccatrice, questo mi permette di non essere giudice dei miei simili. Ringrazio TE, Padre Francesco, confermi che questo e’ l’atteggiamento giusto agli occhi di DIO, mi aiuta a continuare e non sentirmi stupida come dice la gente del “mondo”, che fa di tutto per denigrare, umiliare chi e’ cosi, non e’ per niente “semplice”.—Ivana Barbonetti
Se apprendiamo che “Adamo ed Eva” in quanto estrinsecazione di parabola, “non sono mai esistiti” e che “l’infeno non esiste”, resta da percepire
– Come Dio ha dato origine all’umanità
– E quale possa essere la differenza e relativo trattamento, tra chi persevera nel male – ancorché perdonato – e chi patisce senza rimedio tale inesorabile e atroce perseveranza.
Che Dio c’illumini!