Il Santo Padre all’Angelus invita a riflettere sulla promessa della prossima venuta del Signore, e lo fa attraverso due domande, “come viene il Signore? e come riconoscere e accogliere il Signore?”
Innanzitutto è importante ricordare che questa è una grande speranza, poiché sappiamo che il Signore mantiene sempre le promesse, e siamo certi che “ritornerà alla fine dei tempi per accoglierci nel suo abbraccio”. Ma ecco che ci poniamo dunque le due domande.
Come viene? “Sappiamo che il Signore viene ma non la viviamo questa verità oppure immaginiamo che il Signore venga in modo eclatante, magari attraverso qualche segno prodigioso. E invece Gesù dice che avverrà ‘come ai giorni di Noè’” ovvero nella quotidianità, nelle piccole cose. Egli è sempre con noi, ma non lo riconosciamo perché siamo distratti. “Lui è lì, nel nostro lavoro quotidiano, in un incontro casuale, nel volto di una persona che ha bisogno, anche quando affrontiamo giornate che appaiono grigie e monotone, proprio lì c’è il Signore, che ci chiama, ci parla e ispira le nostre azioni” .
E quindi come possiamo riconoscerlo? E accoglierlo? Bisogna essere sempre vigili, sempre pronti alla sua venuta. Non come quelli ai tempi di Noè che troppo presi dalle loro vite non si accorgono che sta per giungere il Diluvio. “Infatti Gesù dice che, quando Lui verrà, ‘due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato’”, come riportato nel Vangelo di Matteo capitolo 24, 40. “In che senso? Qual è la differenza? Semplicemente che uno è stato vigilante, aspettava, capace di scorgere la presenza di Dio nella vita quotidiana; l’altro, invece, era distratto, ha ‘tirato a campare’ e non si è accorto di nulla”.
Stiamo entrando nel Tempo dell’Avvento, domandiamoci se siamo pronti, vigili, se ci accorgeremo della venuta del Signore, o se siamo troppo distratti dalle nostre vite.