All’Angelus il Papa esorta i fedeli ad essere vigili, sempre, riportando due raccomandazioni di Gesù ai suoi fedeli: “Non temere” e “siate pronti” che sarebbero “due parole-chiave per sconfiggere le paure che a volte ci paralizzano e per superare la tentazione di una vita passiva, addormentata”.
Con la prima, non temere, Gesù rassicura che il Signore si prende cura di tutti, dagli uccelli nel cielo ai gigli nei campi, e quindi ancor di più dei suoi figli. Potrebbe capitare che a volte “ci sentiamo imprigionati in un sentimento di sfiducia e di angoscia: è la paura di non farcela, di non essere riconosciuti e amati, la paura di non riuscire a realizzare i nostri progetti, di non essere mai felici”. Ma non dobbiamo preoccuparci più di tanto, non dovremmo affannarci “per accumulare beni e ricchezze, per ottenere sicurezze” che provocano solo ansia.
“Fidatevi del Padre, che desidera darvi tutto ciò che realmente vi serve. Già vi ha donato il suo Figlio, il suo Regno, e sempre vi accompagna con la sua provvidenza, prendendosi cura di voi ogni giorno”. Ecco perché non dobbiamo temere. Ma questa sicurezza non deve indurci alla pigrizia, all’indolenza. Di qui la seconda raccomandazione “siate pronti”.
Come esempio Gesù racconta “tre brevi parabole, incentrate su un padrone di casa che, nella prima, ritorna d’improvviso dalle nozze, nella seconda non vuole farsi sorprendere dai ladri, e nella terza rientra da un lungo viaggio. In tutte, il messaggio è questo: bisogna stare svegli, non addormentarsi, cioè non essere distratti, non cedere alla pigrizia interiore, perché, anche nelle situazioni in cui non ce l’aspettiamo, il Signore viene”.
E in quel momento “ci chiederà conto dei beni che ci ha affidato” ovvero “la vita, la fede, la famiglia, le relazioni, il lavoro, ma anche i luoghi in cui viviamo, la nostra città, il creato”. Ne avremo avuto cura davvero?