Oggi, sabato 17 maggio 2014, Papa Francesco ha incontrato i membri dell’Associazione Silenziosi Operai della Croce – Centri Volontari della Sofferenza, istituzione creata dal beato Luigi Novarese, e che ancora oggi porta avanti la sua missione di educazione dei “malati e dei disabili a valorizzare le loro sofferenze all’interno di un’azione apostolica portata avanti con fede e amore per gli altri“.
Esistono vari modi di vivere la sofferenza, alcuni dei quali non sono propri del cristiano: così, ad esempio, sopportare passivamente il dolore – come gli stoici – non è cristiano! Neppure vivere il dolore ribellandosi a questo e non accettandolo è proprio del cristiano: è dall’imitazione di Gesù stesso che dobbiamo lasciarci condurre e in questo modo riusciremo a comprendere nella sua giusta dimensione la realtà del dolore e come viverla.
“Gesù ha sperimentato in questo mondo l’afflizione e l’umiliazione. Ha raccolto le sofferenze umane, le ha assunte nella sua carne, le ha vissute fino in fondo una per una” ha commentato il Santo Padre, aggiungendo inoltre che proprio Gesù “ha conosciuto ogni tipo di afflizione, quelle morali e quelle fisiche: ha provato la fame e la fatica, l’amarezza dell’incomprensione, è stato tradito e abbandonato, flagellato e crocifisso“.
Gesù non ha vissuto il dolore “in maniera passiva, lasciandosi andare con inerzia e rassegnandosi” né tanto meno ha risposto al dolore con “la reazione della ribellione e del rifiuto“: “Gesù ci insegna a vivere il dolore accettando la realtà della vita con fiducia e speranza” ha chiarito Bergoglio “mettendo l’amore di Dio e del prossimo anche nella sofferenza: é l’amore che trasforma ogni cosa“.
“La sofferenza non è un valore in sé stessa” ha dunque precisato Papa Francesco “ma una realtà che Gesù ci insegna a vivere con l’atteggiamento giusto“. Tutti nella nostra vita sperimentiamo il dolore: “c’è chi piange perché non ha salute, chi piange perché è solo o incompreso” ha spiegato il Pontefice “I motivi della sofferenza sono tanti!” ma includendo nelle beatitudini il “beati quelli che sono nel pianto” ha ulteriormente espresso Bergoglio “Gesù non intende dichiarare felice una condizione sfavorevole e gravosa della vita“.
Egli ci insegna che “una persona ammalata, disabile“, un sofferente come lo è stato Gesù stesso nella passione “può diventare sostegno e luce per altri sofferenti, trasformando così l’ambiente in cui vive“.
“Con questo carisma voi siete un dono per la Chiesa” ha quindi concluso Papa Francesco rivolgendosi ai cinquemila presenti in Aula Paolo VI, di cui 350 disabili motori, e molti altri disabili psichici e fisici: “Le vostre sofferenze, come le piaghe di Gesù, da una parte sono scandalo per la fede, ma dall’altra sono verifica della fede, segno che Dio è Amore, è fedele, è misericordioso, è consolatore“.
Questo giungere alla Fede e all’Amore nella sofferenza è per me la meta del nostro vivere umano, unica via per reggere con consapevolezza e dare un’altra dimensione e significato al dolore. L’ho ben sperimentato… E mi domando: quando giungerò alla morte, che oggi non temo confidando con tutto il cuore in Gesù e nella misericordia divina, sarò abbastanza forte da affidarmi totalmente a Lui? Da mettere avanti alle mie, le sofferenza atroci di Gesù sulla Croce ? Non c’è volta che io senta, legga la passione di Cristo senza piangere di dolore. Ecco, già mettendo a fuoco questi pensieri da Lei, Santo Padre, stimolati, mi sento più forte anche nel pensiero della morte. I miei grazie sono infiniti, Santo Padre Francesco, ogni Sua parola tocca l’anima mia.
il Papa è di tutti ,tu hai un fratello lui ha una sorella, ma lui è di tutti.
vilma una donna sola perchè vedova, ma io come tutti ho il Papa.
Caro Amigo santo[PAPA]Obrigada por esta mensagem
foi de riqueza interior para minha Alma e Espírito
me sinto neste momento envergonhada por ficar murmurando
[reclamando] de minhas dores.De hoje em diante vou estar atenda
a vossa doce e terna [Reflexão] mais que tudo Amigo De[ DEUS ]
Peço-Vos Com Respeito E Amor A Vossa [SANTIDADE ABSOLVIÇÃO]
Abraços Meu e de Minha Família.Amém
Le sofferenze che è dentro non visibile questa ci rende meno abili a riconoscere la sofferenza come luogo e strumento scelto
accettiamo la verifica. solo così saremo pronti a portare la fede
carissima,Santita.chi viscrive è una donna una sposa è una mamma,mi chiamo elena violanteho 47 anni sono di Palermo ma vivo in Sardegna da 24 anni.Ho conosciuto a mio marito a Palermo lui era alle scorte ai maggistrati.un lavoro molto periccoloso,che amava molto,quando le dicevo che era meglio farsi trasperire lo infastidivo.Un giorno mi facio coraggio e le chiedo di farsi trasperire in Sardegna,sa pendo che io avrei sofferto molto perchè i parenti di mio marito preferivano una ragazza sarda e non a mè,ma lamore vince sempre anche con tanta soffernzza.Ho una figlia di 23 anni Jessica che ci amevamo tanto eravamo il giorno e la notte,ma avolte l’uomo distrugge le famiglie ho il cuore ferito,poi c’è Emanuele di 20 anni lui quante volte mia sollevato da questo dolore è il mio Angelo .Emanuele sie aruolato nell’esecito fa servizio a Capua e giorno,23 Maggio fa il giuramento ,poi il più piccolo Mirko che ah 10 anni lui và ascuola e fà il chiricchetto.spero che un giono faccia il sacerdote ,Mirko mè la salvato San Giovanni Paolo 2, per questo penzo che Mirko è scelto da Dio.Santita io giorno 23 Maggio faccio 25 anni di matrimonio il giorno che mio figlio Emanuele fà il giuramento io e mio marito andiamo a vederlo poi la sera del 23 vado a Roma erparto il26 sera .Santità.io e mio marito per fare partire Emanuele ci siamo dovuti vendere le fedi so che labbiamo fatto per aiutare nostro figlio, Quanto vorrei avere due fedi metallo ma benedette da voi e fortificare il nostro amore.io non sò se voi leggerete mai questa lettera .il mio nummero 329 0725919 Elena V.un Violante .un grosso abbraccio
Carissimo Santo Padre io sono astigiana e abito a circa 2 km dalla casa di Suo nonno e per me è un onore essere originaria dei dintorni della Sia Familia, il mio papà era di Pontesuero
e giusto quello che dice papa francesco ma quando ci troviamo nella sofferenza non e che ci dimentichiamo di quello che ha sofferto Gesu ma e che la sofferenza ci fa paura e a volte ci sconfarta
perché aver paura della sofferenza,
perché lo sconforto?
Cristo nella sofferenza ha abbracciato la sua umanità,
Cristo nello sconforto è risorto al Padre.
Manuela, visto che non dimentichi la sofferenza del Figlio, ricordati anche della gioia della Madre che, pur trafitta come predisse Simeone, era grata al Padre della sofferenza perché nella sua anima echeggiava sempre il “Magnificat anima mea….”
La sofferenza e la malattia fanno parte della fragilità umana, ma non siamo soli perché il Signore porta i nostri nomi tatuati sul palmo delle sue mani.
sono avanti con gli anni e ho sempre lavorato senza scopo di lucro e debbo dire che il buon DIO mi à sempre aiutato perchè sono stato sempre disponibile con il prossimo e ancora oggi a 75 anni se posso aiuto chi sta peggio di me
Tengo cancer y necesito. estar csrca de Dios ayedenme