Papa Francesco, durante il proprio , in occasione della celebrazione del Santo Natale 2016, facendo proprio il canto degli Angeli che, all’ora della nascita di Gesù, auguravano pace in terra, ha pregato per “tutti i popoli, specialmente quelli feriti dalla guerra e da aspri conflitti e che sentono più forte il desiderio della pace“.
Il primo pensiero del Santo Padre è stato per gli uomini e donne “nella martoriata Siria, dove troppo sangue è stato sparso“. A mente, in particolare, la città di Aleppo, Bergoglio ha ribadito che “è quanto mai urgente che, rispettando il diritto umanitario, si garantiscano assistenza e conforto alla stremata popolazione civile, che si trova ancora in una situazione disperata e di grande sofferenza e miseria”.
Allargando, quindi, l’orrizonte alla “amata Terra Santa, scelta e prediletta da Dio“, Francesco ha invitato Israeliani e Palestinesi ad avere “il coraggio e la determinazione di scrivere una nuova pagina della storia, in cui odio e vendetta cedano il posto alla volontà di costruire insieme un futuro di reciproca comprensione e armonia“.
Anche Iraq, Libia e Yemen sono state ricordate nella riflessione del Papa, nazioni alle quali il Vescovo di Roma ha augurato di poter “ritrovare unità e concordia“, così come le “varie regioni dell’Africa, particolarmente in Nigeria, dove il terrorismo fondamentalista sfrutta anche i bambini per perpetrare orrore e morte“.
Proseguendo nel proprio elenco, quindi, Bergoglio ha invitato tutte le persone di buona volontà di Sud Sudan e Repubblica Democratica del Congo a “intraprendere un cammino di sviluppo e di condivisione, preferendo la cultura del dialogo alla logica dello scontro”, mentre, per quanto riguarda l’Est Europa, Bergoglio ha ricordato i tanti uomini e donne “che tuttora subiscono le conseguenze del conflitto nell’Ucraina orientale, dove è urgente una comune volontà nel recare sollievo alla popolazione e dare attuazione agli impegni assunti“.
Svolgendo lo sguardo sull’America Latina, ha invocato concordia per “il caro popolo colombiano, che ambisce a compiere un nuovo e coraggioso cammino di dialogo e di riconciliazione” e ha invitato “l’amato Venezuela nell’intraprendere i passi necessari per porre fine alle attuali tensioni ed edificare insieme un avvenire di speranza per tutta la popolazione“.
Per quanto riguarda l’Asia, invece, il Vescovo di Roma ha invitato il Myanmar “consolidare gli sforzi per favorire la pacifica convivenza e, con l’aiuto della comunità internazionale, prestare la necessaria protezione e assistenza umanitaria“.
Inoltre non poteva mancare una chiara condanna agli attachi terroristici: “pace a chi è stato ferito o ha perso una persona cara a causa di efferati atti di terrorismo, che hanno seminato paura e morte nel cuore di tanti Paesi e città“.
I poveri e gli emarginati, e tra questo anche profughi, migranti e rifugiati, sono stati al centro dei pensieri del Papa, oltre che i popoli che soffrono per le ambizioni economiche di pochi, i popoli che sono segnati egnati dal disagio sociale ed economico, senza dimenticare di augurare pace “ai bambini, in questo giorno speciale in cui Dio si fa bambino, soprattutto a quelli privati delle gioie dell’infanzia a causa della fame, delle guerre e dell’egoismo degli adulti“.
“Pace sulla terra a tutti gli uomini di buona volontà – ha dunque concluso Papa Francesco – che ogni giorno lavorano, con discrezione e pazienza, in famiglia e nella società per costruire un mondo più umano e più giusto, sostenuti dalla convinzione che solo con la pace c’è la possibilità di un futuro più prospero per tutti“.