Il viaggio apostolico in Turchia, come abbiamo già detto in questi ultimi tre giorni, coincide con la celebrazione del Santo patrono del Patriarcato Ecumenico, ovvero San Andrea, il primo apostolo e fratello di Pietro: Papa Francesco ha partecipato sia alla veglia liturgica, ieri, che alla Divina Liturgia, oggi, nella Chiesa Patriarcale di San Giorgio.
In tale seconda occasione, il Santo Padre, ha effettuato una riflessione nella quale ha messo in evidenza come “incontrarci, guardare il volto l’uno dell’altro, scambiare l’abbraccio di pace, pregare l’uno per l’altro sono dimensioni essenziali” proprie del cristianesimo. Così fu per sant’Andrea “il quale insieme con un altro discepolo accolse l’invito del Divino Maestro: «Venite e vedrete», e «quel giorno rimasero con lui» (Gv 1,39) – ha detto il Papa – che ci mostra con chiarezza che la vita cristiana è un’esperienza personale, un incontro trasformante con Colui che ci ama e ci vuole salvare“.
Non solo, la testimonianza di sant’Andrea ancora ci dice che “l’annuncio cristiano si diffonde grazie a persone che, innamorate di Cristo, non possono non trasmettere la gioia di essere amate e salvate“, infatti Andrea “dopo avere seguito Gesù là dove abitava ed essersi intrattenuto con Lui, «incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù» (Gv 1,40-42). È chiaro, pertanto, che neanche il dialogo tra cristiani può sottrarsi a questa logica dell’incontro personale“.
Tutto questo ci dice inoltre che l’unità dei cristiani non significa “sottomissione l’uno dell’altro, né assorbimento, ma piuttosto accoglienza di tutti i doni che Dio ha dato a ciascuno per manifestare al mondo intero il grande mistero della salvezza realizzato da Cristo Signore per mezzo dello Spirito Santo“.
In questo cammino che porta all’unità, ha detto Bergoglio, non possiamo non ascoltare la voce dei tanti fratelli che soffrono: tra questi dobbiamo porre particolare attenzione ai poveri, alle vittime dei conflitti e ai giovani.
“Nel mondo, ci sono troppe donne e troppi uomini che soffrono per grave malnutrizione, per la crescente disoccupazione, per l’alta percentuale di giovani senza lavoro e per l’aumento dell’esclusione sociale, che può indurre ad attività criminali e perfino al reclutamento dei terroristi. – ha detto Papa Francesco concludendo il proprio intervento – Non possiamo rimanere indifferenti di fronte alle voci di questi fratelli e sorelle. Essi ci chiedono non solo di dare loro un aiuto materiale, necessario in tante circostanze, ma soprattutto che li aiutiamo a difendere la loro dignità di persone umane, in modo che possano ritrovare le energie spirituali per risollevarsi e tornare ad essere protagonisti delle loro storie. Ci chiedono inoltre di lottare, alla luce del Vangelo, contro le cause strutturali della povertà: la disuguaglianza, la mancanza di un lavoro degno, della terra e della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi. Come cristiani siamo chiamati a sconfiggere insieme quella globalizzazione dell’indifferenza che oggi sembra avere la supremazia e a costruire una nuova civiltà dell’amore e della solidarietà“.
Felicidades