Ritroviamo il Pontefice all’Angelus nuovamente in Piazza San Pietro dopo il suo Viaggio Apostolico, e l’argomento delle sue meditazioni è la cupidigia, sentimento che causa non pochi problemi.
Lo stesso Gesù raccomanda di tenersi lontani dalla cupidigia, ricorda Papa Francesco; ma cos’è? “È l’avidità sfrenata di beni, il volere sempre arricchirsi. È una malattia che distrugge le persone, perché la fame di possesso crea dipendenza. Soprattutto chi ha tanto non si accontenta mai: vuole sempre di più, e solo per sé. Ma così non è più libero: è attaccato, schiavo di ciò che paradossalmente doveva servirgli per vivere libero e sereno. Anziché servirsi del denaro, diventa servo del denaro.”
E la paragona ad una malattia per la nostra società dove “pochi hanno tanto e tanti hanno poco o niente. Pensiamo anche alle guerre e ai conflitti: quasi sempre c’entrano la brama di risorse e ricchezze”. E noi, chiede, come ci poniamo di fronte alla ricchezza? Ne siamo schiavi o stiamo attenti all’avvertimento di Dio? Poniamoci queste domande, e anche “mi capita di sacrificare sull’altare della cupidigia la legalità e l’onestà?”
Perché altare? “Perché i beni materiali, i soldi, le ricchezze possono diventare un culto, una vera e propria idolatria. Perciò Gesù ci mette in guardia con parole forti. Dice che non si possono servire due padroni, e – stiamo attenti – non dice Dio e il diavolo, no, oppure il bene e il male, ma Dio e le ricchezze ( Lc 16,13) ”.
Cerchiamo la ricchezza secondo Dio, perché “la sua ricchezza non impoverisce nessuno, non crea litigi e divisioni. È una ricchezza che ama dare, distribuire, condividere”. Non viviamo per accumulare beni materiali perché la vita non dipende da questo ma “dalle buone relazioni: con Dio, con gli altri e anche con chi ha di meno”. Lasciamo in eredità non soldi ma opere buone e amore per gli altri, che non si dimenticano.