Durante l’Angelus di domenica 22 settembre, Papa Francesco ha offerto una riflessione toccante sul Vangelo del giorno, tratto dal Vangelo di Marco (Mc 9,30-37), che racconta un momento cruciale nella vita di Gesù. “Il Figlio dell’uomo – dice Gesù – viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma dopo tre giorni risorgerà” (v. 31).
Mentre Gesù condivideva con i suoi discepoli il senso della propria missione, essi erano distratti da tutt’altro: “I discepoli tacciono perché discutevano su chi fosse il più grande” (cfr. v. 34). Questo silenzio, secondo il Papa, era segno di vergogna, una reazione naturale al contrasto tra il messaggio di Gesù e i loro pensieri di potere e grandezza. “Mentre Gesù confidava loro il senso della propria vita, essi parlavano di potere”.
Papa Francesco ha sottolineato come Gesù, con semplicità, abbia risposto ai discorsi di ambizione dei discepoli: “Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo” (cfr. v. 35). Il Santo Padre ha spiegato che questo è un invito a rivedere radicalmente il nostro modo di intendere il potere: “Vuoi essere grande? Fatti piccolo, mettiti a servizio di tutti”. In questo messaggio si nasconde una lezione universale: la vera grandezza non si misura attraverso il dominio sugli altri, ma nella capacità di prendersi cura dei più deboli. “Il vero potere è prendersi cura dei più deboli, questo ti fa grande!”.
A rafforzare questa idea, Papa Francesco ha ricordato il gesto simbolico di Gesù che, chiamando un bambino, lo pone al centro dei discepoli e lo abbraccia. “Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me” (v. 37). Il bambino, ha spiegato il Papa, rappresenta coloro che non hanno potere, che sono vulnerabili e bisognosi. “Quando ci prendiamo cura dell’uomo, riconosciamo che l’uomo ha sempre bisogno di vita”.
Papa Francesco ha poi rivolto l’attenzione al potere che spesso ci fa dimenticare questa verità fondamentale: “Noi, tutti noi, siamo vivi perché siamo stati accolti, ma il potere ci fa dimenticare questa verità. Tu sei vivo perché sei stato accolto!”. Il rischio è quello di trasformarsi in dominatori, anziché in servitori, e di fare soffrire proprio i più deboli: “i primi a soffrirne sono proprio gli ultimi: i piccoli, i deboli, i poveri”.
Il Pontefice ha lanciato un grido di allarme contro le tante vite sacrificate nel mondo a causa delle lotte di potere: “Fratelli e sorelle, quante persone, quante, soffrono e muoiono per lotte di potere!”. Ha poi richiamato il dramma di Gesù, rifiutato dagli uomini, ma risorto per diventare il segno di speranza per l’umanità. “Il Vangelo resta tuttavia parola viva e piena di speranza: Colui che è stato rifiutato, è risorto, è il Signore!”.
Concludendo, Papa Francesco ha invitato i fedeli a porsi delle domande fondamentali per la propria vita: “So riconoscere il volto di Gesù nei più piccoli? Mi prendo cura del prossimo, servendo con generosità? E ringrazio chi si prende cura di me?”. Ha poi pregato Maria affinché tutti possano vivere liberi dalla vanagloria e pronti nel servizio verso gli altri.
Dopo l’Angelus: un appello per la pace e la giustizia
Dopo l’Angelus, il Papa ha espresso il suo dolore per l’omicidio di Juan Antonio López in Honduras, un delegato della Parola di Dio e attivo nella pastorale sociale. “Mi unisco al lutto di quella Chiesa e alla condanna di ogni forma di violenza”, ha affermato, sottolineando la sua vicinanza a coloro che lottano per i diritti elementari e il bene comune.
Ha poi salutato i pellegrini presenti in Piazza San Pietro, in particolare gli Ecuadoriani che celebravano la Madonna del Cisne, e i gruppi provenienti da varie nazioni e comunità. Tra i saluti, ha menzionato anche i partecipanti alla marcia di sensibilizzazione sulle condizioni dei detenuti, ricordando che “dobbiamo lavorare perché i detenuti siano in condizioni di dignità”.
Infine, il Papa ha rinnovato il suo appello per la pace, ricordando le guerre e le sofferenze in Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar e altri Paesi. “Preghiamo per la pace” ha esortato, invitando i fedeli a non dimenticarsi di pregare anche per lui.