La riconciliazione, ha spiegato Papa Francesco durante la propria omelia nella celebrazione ecumenica dei Vespri nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, è un dono di Dio che richiede sacrificio per essere messo in pratica ma è la meta alla quale tutti i cristiani devono tendere, approfittando “di ogni occasione che la Provvidenza ci offre per pregare insieme, per annunciare insieme, per amare e servire insieme, soprattutto chi è più povero e trascurato“.
È proprio il racconto della Conversione dell’Apostolo delle Genti ad insegnarci come i cristiani non possano abbracciare pienamente l’amore di Dio pensando di basarsi unicamente sulle propri forze. È proprio quando San Paolo si abbandona completamente a Dio, nel cammino verso Damasco, che egli scopre “una nuova vita, la vita secondo lo Spirito, nella quale, per la potenza del Signore Risorto, sperimenta perdono, confidenza e conforto“.
“Perdono, confidenza e conforto” sono proprio i tre cardini su cui costruire l’unità dei cristiani. Preso atto che la riconciliazione non può avvenire solo per mezzo di sforzi umani, ma è un dono di Dio, Bergoglio ha spiegato che ogni confessione cristiana deve imparare a “cogliere ciò che lo Spirito Santo opera al di fuori dei propri spazi“.
“Un’autentica riconciliazione tra i cristiani potrà realizzarsi quando sapremo riconoscere i doni gli uni degli altri – ha infatti aggiunto il Vescovo di Roma – e saremo capaci, con umiltà e docilità, di imparare gli uni dagli altri – imparare gli uni dagli altri – senza attendere che siano gli altri a imparare prima da noi”.
Per costruire l’unità dei cristiani serve il perdono: se, da una parte la memoria è un bene, poiché permette di non tornare negli errori passati, dall’altro lato non deve neppure essere un elemento che paralizza e non permette di procedere oltre.
“La Parola di Dio ci incoraggia a trarre forza dalla memoria, a ricordare il bene ricevuto dal Signore – ha ulteriormente detto il Papa – ma ci chiede anche di lasciarci alle spalle il passato per seguire Gesù nell’oggi e vivere una vita nuova in Lui”.
“Permettiamo a Colui che fa nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5) di orientarci a un avvenire nuovo, aperto alla speranza che non delude, un avvenire in cui le divisioni si potranno superare e i credenti, rinnovati nell’amore, saranno pienamente e visibilmente uniti“, ha concluso Francesco.
la conversione e la cosa piu bella ma e molto faticosa spero nel signore