Riflessioni di Papa Francesco

Urbi et Orbi 2025

Nella solenne celebrazione della Pasqua 2025, il Santo Padre Francesco ha rivolto al mondo intero il tradizionale messaggio Urbi et Orbi, proclamando con commozione e forza l’annuncio che scuote la storia: «Gesù, il Crocifisso, non è qui, è risorto!» (Lc 24,6). Dalla tomba vuota di Gerusalemme, ha affermato il Papa, si sprigiona oggi un canto di gioia che commuove il popolo di Dio in ogni angolo della terra: l’alleluia.

Il Pontefice ha sottolineato come l’amore, la luce, la verità e il perdono abbiano trionfato sull’odio, le tenebre, la menzogna e la vendetta. «Il male non ha più potere su chi accoglie la grazia di questo giorno», ha detto, ricordando che Dio, nella passione di Cristo, ha raccolto le lacrime dell’umanità e ha sconfitto con la sua misericordia il male del mondo. «L’Agnello di Dio ha vinto! Cristo, mia speranza, è risorto!»

Papa Francesco ha ribadito che la risurrezione di Gesù è il fondamento incrollabile della speranza cristiana. Spes non confundit! (Rm 5,5) – ha proclamato – perché non si tratta di una speranza illusoria, ma concreta e impegnativa. Coloro che sperano in Dio si fanno «pellegrini di speranza», testimoni della forza disarmata della vita.

Nel suo appello al rispetto per la vita umana, il Papa ha espresso con forza la volontà di Dio che ogni essere umano viva e risorga. Ha denunciato con dolore la cultura dello scarto che colpisce i bambini non ancora nati, gli anziani, i malati, i poveri, i migranti. «Ai suoi occhi ogni vita è preziosa!» ha dichiarato con decisione.

Un’ampia parte del messaggio è stata dedicata alla richiesta accorata di pace per le tante terre insanguinate da guerre e violenze. Il Papa ha ricordato in particolare la Terra Santa, dove quest’anno cattolici e ortodossi celebrano insieme la Pasqua, e ha lanciato un appello accorato: «Cessate il fuoco, si liberino gli ostaggi, si presti aiuto alla gente!». Ha espresso la sua vicinanza ai cristiani in Palestina e Israele, alla comunità cristiana di Gaza, e ha condannato con preoccupazione il crescente antisemitismo nel mondo.

Non è mancato un pensiero alle comunità cristiane di Siria e Libano, al popolo dello Yemen, alla martoriata Ucraina, al Caucaso Meridionale, ai Balcani occidentali, e a numerose regioni africane come il Congo, il Sudan, il Sahel, il Corno d’Africa, la Regione dei Grandi Laghi. Per ciascuna di queste realtà il Pontefice ha invocato il dono pasquale della pace.

Un accorato appello è stato rivolto al Myanmar, colpito da un recente terremoto devastante: il Papa ha lodato i volontari e visto nel cessate-il-fuoco annunciato da alcune parti un segno di speranza. Ha poi esortato i leader del mondo a non cedere alla logica della paura e del riarmo, ma a scegliere le “armi” della pace: la solidarietà, lo sviluppo umano, la cura dei poveri e dei bisognosi.

«Non venga mai meno il principio di umanità», ha detto, condannando gli attacchi a civili, scuole, ospedali, operatori umanitari. In questo anno giubilare, il Papa ha chiesto che si colga l’occasione per liberare i prigionieri di guerra e quelli politici.

Infine, rivolgendosi con tono paterno a tutti i credenti, ha concluso: «Nella Pasqua del Signore, la morte e la vita si sono affrontate in un prodigioso duello, ma il Signore ora vive per sempre». E ha affidato l’umanità intera a Cristo risorto, «che solo può far nuove tutte le cose» (Ap 21,5).

Buona Pasqua a tutti! – ha esclamato, donando al mondo un messaggio di speranza, di luce e di impegno per un futuro di pace.

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