All’Angelus il Pontefice illustra la Parabola del Vangelo di Luca 16,1-13, quella del fattore infedele, per dispensare un insegnamento a tutti i cristiani.
Nel racconto un amministratore che ha rubato al suo padrone una volta scoperto usa la furbizia per non rimanere senza nulla; chiamati i suoi debitori fa compilar loro delle ricevute false in modo da renderseli amici. “Lui non si dà per vinto, non si rassegna al suo destino e non fa la vittima; al contrario, agisce subito con furbizia, cerca una soluzione, è intraprendente. Gesù prende spunto da questa storia per lanciarci una prima provocazione: ‘I figli di questo mondo – dice – verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce‘”.
Chi vive secondo i criteri mondani quindi è più scaltro dei discepoli di Gesù, noi, che a volte pecchiamo di ingenuità: “per esempio, penso ai momenti di crisi personale, sociale, ma anche ecclesiale: a volte ci lasciamo vincere dallo scoraggiamento, o cadiamo nella lamentela e nel vittimismo. Invece – dice Gesù – si potrebbe anche essere scaltri secondo il Vangelo, essere svegli e attenti per discernere la realtà, essere creativi per cercare soluzioni buone, per noi e per gli altri”.
Un altro insegnamento è sull’uso che dovremmo fare dei beni. L’amministratore disonesto della parabola ruba prima per se stesso, per arricchirsi, e poi per gli altri, in modo che possano aiutarlo in futuro quando sarà cacciato dal suo padrone. Ecco dunque che Gesù dice: “‘Fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne’. Per ereditare la vita eterna, cioè, non serve accumulare i beni di questo mondo, ma ciò che conta è la carità che avremo vissuto nelle nostre relazioni fraterne”.
Conclude Papa Francesco: “Noi cristiani siamo chiamati ad essere creativi nel fare il bene, con la prudenza e la scaltrezza del Vangelo, usando i beni di questo mondo – non solo quelli materiali, ma tutti i doni che abbiamo ricevuto dal Signore – non per arricchire noi stessi, ma per generare amore fraterno e amicizia sociale“.