Papa Francesco, durante la , continuando il proprio ciclo di catechesi sulle opere di misericordia corporali, ha parlado del visitare i malati e i carcerati. Il Santo Padre, ricordando come sia stato proprio Gesù, nel corso della sua vita terrena, a mostrarci quanto importanti siano queste due azioni, ha sottolineato come al realizzare una opera di misericordia ci si trasforma in strumenti della stessa misericordia di Dio e si finisce con lo scoprire che stiamo facendo del bene non solo agli altri, ma anche a noi stessi.
Molti brani dei Vangeli – ha infatti spiegato il Pontefice – ci mostrano che la vita di Gesù si è caratterizzata dall’incontro continui con le persone; è stato particolarmente vicino ai malati, che confortava e guariva dalle loro malattie e disturbi. Anche i carcerati furono oggetto della sua vicinanza; ai prigionieri Gesù ha dato una nuova e vera libertà che viene dall’incontro personale con lui e che dà un nuovo significato alla vita.
Pertanto, seguendo l’esempio di Gesù, non possiamo omettere, tra le opere di misericordia, le visite ai malati e ai carcerati. Come cristiani siamo chiamati a diventare strumenti della misericordia di Dio, rimanendo vicini e senza giudicare nessuno, affinché nessuno si senta abbandonato al suo destino né giudicato, e affinché tutti, senza eccezione alcuna, si sentano amati da Dio attraverso gesti che esprimano solidarietà e rispetto. Questi gesti, quando vengono fatti in nome di Dio, diventano veri e propri segni eloquenti ed efficaci della sua misericordia.
“La visita ai malati e ai carcerati porta loro tanto conforto e incoraggiamento affinché non sentano l’amarezza della solitudine. La visita regala anche a chi la compie tanta ricchezza e porta a ringraziare Dio per la grazia della salute e della libertà” – ha concluso Papa Francesco durante i saluti – “Siamo noi ad arricchirci quando ci avviciniamo a coloro che soffrono, perché chi soffre risveglia in noi la certezza della nostra piccolezza e del nostro bisogno di Dio e degli altri. Il Signore vi benedica tutti e vi protegga dal maligno!“
Queridos hermanos y hermanas:
Muchos relatos de los evangelios nos muestran que la vida de Jesús se caracterizó por ser un continuo encuentro con las personas, fue especialmente cercano a los enfermos, a los que consoló y curó de sus enfermedades y dolencias. También los encarcelados fueron objeto de su cercanía; a los privados de libertad, Jesús les brindó la nueva y verdadera libertad que nace del encuentro personal con él y que da un sentido nuevo a la vida.
Por lo tanto, siguiendo el ejemplo Jesús, no podía faltar entre las obras de misericordia el visitar a los enfermos y a los encarcelados. Como cristianos estamos llamados a convertirnos en instrumentos de la misericordia de Dios, siendo cercanos y sin juzgar a nadie, para que nadie se sienta abandonado a su suerte ni tampoco acusado, sino que todos, sin exclusión, se sientan amados por Dios mediante gestos que expresen solidaridad y respeto. Estos gestos, cuando son hechos en nombre de Dios, se convierten en auténticos signos elocuentes y eficaces de su misericordia.
Visitar a los enfermos y a los encarcelados les brinda consolación y aliento, para que no sientan la amargura de la soledad. Asimismo, esa visita regala al que la cumple tanta riqueza y lleva a agradecer a Dios por la gracia de la salud y de la libertad. Somos nosotros los que nos enriquecemos cuando nos acercamos a los que sufren, porque el que sufre despierta en nosotros la certeza de nuestra pequeñez y de la necesidad que tenemos de Dios y de los demás.